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L'analisi
I dazi di Trump sull’Africa, colpiti gli amici di Cina e Russia ma la mossa può essere controproducente

I dazi di Trump non hanno risparmiato nemmeno il continente africano che però ha ottenuto un trattamento diverso da stato a stato. Dopo gli scontri delle settimane scorse fra Stati Uniti e Sud Africa non desta meraviglia che la prima potenza economica continentale si sia vista rifilare una tariffa del 31% su tutte le sue esportazioni che vedono in quello statunitense un mercato molto importante.
Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa si è subito mosso per trovare un nuovo accordo con Washington definendo i dazi un peso enorme per l’economia nazionale. Gli Stati Uniti sono il secondo partner commerciale del Sudafrica dopo la Cina e decine di migliaia di posti di lavoro dipendono dalla relazione commerciale con gli Usa. Intanto il ministro del Commercio e dell’Industria Parks Tau ha dichiarato che il Sud Africa sta cercando nuovi mercati per i suoi prodotti, anche in Africa. Le principali esportazioni sudafricane verso gli Stati Uniti includono pietre e metalli preziosi, parti di veicoli a motore e accessori, ferro e acciaio, macchinari e prodotti in alluminio, ma anche l’agroalimentare soprattutto composto da agrumi.
Secondo l’Office of the United States Trade Representative, nel 2024 le esportazioni sudafricane verso gli Stati Uniti hanno raggiunto un valore di 14,7 miliardi di dollari. Ma la scure di Trump è calata su diverse nazioni africane e così l’Algeria si è vista affibbiare la stessa tariffa del Sud Africa, un 31% che sottolinea la sua troppa vicinanza con Russia e Cina, così come il caso dell’Angola colpita con il 32%. Ma i numeri più sorprendenti arrivano da altri stati. Il Botswana ha toccato il 37%, una percentuale che va a colpire il suo mercato di diamanti e pietre preziose dominato dal colosso De Beers.
Le meravigliose isole Mauritius hanno invece visto una tariffa del 40%, ma esportano poco e nulla negli Stati Uniti, dai quali però arrivano molti turisti per questo paradiso tropicale. Ancora peggio al Madagascar, stato insulare dell’Oceano Indiano, famoso per l’esportazione di vaniglia e spezie, che subirà dazi per al 47%, una percentuale altissima. Fanalino di coda di questa lista di stati è il Lesotho che raggiunge il 50% di tassazione. Questa piccola enclave montagnosa all’interno della Repubblica del Sudafrica, ha i dati sanitari peggiori del mondo per i contagi da HIV. Donald Trump lo ha definito “lo stato di cui nessuno ha mia sentito parlare”, ma nonostante questa affermazione è finito nella lita nerissima dei paesi commercialmente nemici di Washington.
La mossa di tassare anche le nazioni africane può essere controproducente per gli Stati Uniti che sono impegnati a sradicare il potere economico della Cina dal continente africano. Trump ha avuto un occhio di riguardo per i suoi alleati mettendo al minimo le tariffe per il Marocco, l’Uganda, il Ruanda, ma la sua campagna africana sembra essere davvero soltanto all’inizio.
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