C’è poco da festeggiare. Non si vive di ricordi anche se all’attivo delle istituzioni europee ci sono decenni di pace. Il mondo è cambiato, rapidamente, e questo quarto di secolo che stiamo vivendo è molto diverso da quello che avevamo previsto dopo il crollo del muro di Berlino. Le tanto attese magnifiche sorti dell’umanità sono state surrogate da un processo di globalizzazione che, non governata adeguatamente da istituzioni sovranazionali e da una politica declinante, ha prodotto nuovi squilibri e nuovi perdenti.

Il mancato governo dell’immigrazione e il culto dell’austerità hanno dato il vento alle vele del populismo che, qui da noi, ha innescato a incrementato movimenti e partiti euroscettici e anti europei. Ora è arrivato Trump, ma prima c’erano già i Putin e i tanti, troppi autarchi, che pensano di soggiogare la democrazia e sovvertire l’ordine liberale. Questa è la grande sfida dell’oggi, rilanciare la democrazia liberale sottraendola ai troppi conservatorismi, al potere di veto, ai tempi lentissimi che alienano la fiducia dei cittadini. Democrazia versus autocrazia, società aperta versus società chiusa, ponti versus barriere, diplomazia versus forza bruta. Questa è la sfida grande dell’oggi. L’Europa non ha molto tempo. Dentro di sé, populismo e paure spingono le destre radicali e antieuropee, non quelle della Merkel o di De Gasperi.

E fuori, eccitati dal Trumpismo, risorgono personaggi che portarono il Regno Unito nel baratro della Brexit, quel Nigel Farage che assurge a reale alternativa di conservatori e laburisti. Occorre fare in fretta: dotarsi di una politica di sicurezza e di difesa comune e di una politica estera comune, aprire agli eurobond per finanziare la crescita sostenibile e far lievitare la domanda interna contro il pericolo di recessione di stagflazione. Infine darsi una politica unitaria di governo dei flussi migratori e dei richiedenti asilo basata sul principio dell’accoglienza e della ripartizione equa su tutti i paesi che la condivideranno. Sarà possibile far fare queste cose ai 27? Io non credo. Perciò si facciano avanti i “volenterosi” e abbiano il coraggio di procedere come sull’euro, come su Schengen. Gli altri arriveranno se arriveranno.