Abusi e sopraffazioni
Idolatria del pubblico ufficiale: c’è lo Stato autoritario dietro il rafforzamento delle norme (e delle sanzioni)
Credo sia facilmente intuibile come l’equilibrio tra la tutela della Autorità Pubblica e la tutela dei diritti dei cittadini costituisca la cartina di tornasole della natura liberale o invece autoritaria dello Stato.
Come bene ci ricordano, sotto i più vari profili della questione, le autorevoli firme di questo numero di PQM, non fu certo casuale quello che accadde prima con l’avvento e poi con la caduta del fascismo a proposito, appunto, delle regole e dei limiti di tutela del Pubblico Ufficiale di fronte alle condotte poste in essere dai cittadini nei confronti dell’Autorità Pubblica.
Il codice Zanardelli puniva certamente i reati di resistenza, violenza, minaccia ed oltraggio a Pubblico Ufficiale; ma prevedeva altresì – a suggello della propria matrice liberale – che quei reati non fossero puniti se commessi per reazione ad un atto arbitrario del Pubblico Ufficiale medesimo. Vi era, nella previsione di quella scriminante, la sintesi formidabile della idea liberale del rapporto tra cittadino ed Autorità Pubblica. È giusto e doveroso punire chi non rispetta o aggredisce il rappresentante della autorità dello Stato; e tuttavia occorre non dimenticare la forza del potere che costui esercita, dunque lo stato di soggezione e di disparità nella quale versa il cittadino al suo cospetto.
Abusi e sopraffazioni
Uno Stato liberale, insomma, tutela ovviamente il Pubblico Ufficiale, ma ha ben presente che, per sua natura, l’esercizio del potere pubblico può nascondere abusi e sopraffazioni tali da poter indurre e giustificare la reazione del cittadino inerme. E dunque, dicevamo, non certo casualmente il codice fascista pensò bene di eliminare quella causa di non punibilità, e che altrettanto significativamente essa fu poi reintrodotta dopo la riconquistata libertà nel nostro Paese. Senonché la lunga teoria dei “pacchetti sicurezza” – almeno a partire dal 2007 – ha progressivamente spostato quel rinnovato riequilibrio democratico verso il costante rafforzamento del presidio penale del Pubblico Ufficiale nelle varie sue declinazioni. L’ultimo decreto sicurezza, approvato dalla Camera ed oggi in discussione al Sentato, ha portato questo squilibrio verso dimensioni addirittura parossistiche, che ci hanno suggerito di denunciare, crediamo a ragion veduta, una vera e propria idolatria del Pubblico Ufficiale.
L’aumento iperbolico delle sanzioni
Dunque l’approfondimento di questa settimana offre al lettore – o almeno, questa è la nostra ambizione – l’occasione per leggere la qualità democratica di alcune importanti riforme nella attuale legislatura, utilizzando un punto di vista molto serio, e storicamente connotato da una certa esattezza di misurazione della cruciale questione.
L’aumento iperbolico delle sanzioni a presidio della pubblica autorità, l’ampliamento della facoltà di utilizzo di strumenti di potere anche al di fuori dello stretto esercizio delle funzioni (l’uso delle armi, ad esempio), la repressione penale di ogni forma – perfino non violenta! – di manifestazione di dissenso o di resistenza verso l’operato del Pubblico Ufficiale, sono tutti segnali di grande allarme per chi abbia a cuore una idea liberale della vita sociale.
In questo quadro, occorre forse ripensare anche al frettoloso plauso che ha accompagnato l’abrogazione del reato di abuso in atti di ufficio, determinato – come è noto – dal costante “abuso” di contestazione di quel reato da parte degli Uffici di Procura in questi anni. Senza rinnegare la assoluta necessità di un intervento legislativo volto a contenere questa patologica anomalia, forse occorre riflettere sul peso di questa radicale abrogazione di ogni forma di sanzione delle condotte abusive di un Pubblico Ufficiale, oggi reso contestualmente dominante dall’ipertrofico potenziamento del presidio penale del suo agire quotidiano.
I princìpi liberali sono una cosa seria, ed il loro declino quotidiano, che non possiamo non constatare, impone riflessioni approfondite, e contromisure urgenti. Buona lettura!
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