«La mia vicenda è eclatante, tra le più disgraziate dopo il caso Tortora. Mi svegliarono alle quattro del mattino, era il 14 luglio 2015. Vennero ad arrestarmi armati e incappucciati, con tanto di elicottero a sorvolare la casa, come se fossi stato un camorrista. Quando mi portarono in caserma per le foto segnaletiche ancora non sapevo bene perché mi trovassi in manette; sapevano invece già tutto i giornali e le tv. Dopo dodici giorni in cella fui scarcerato e al termine di un anno e mezzo di indagini l’inchiesta venne archiviata. Il disastro, però, che questa vicenda ha causato non si può descrivere: ho perso incarichi di lavoro e dignità, sono stato costretto a prendere medicinali e andare dallo psicologo, mio figlio che aveva appena superato il test per frequentare la facoltà di Medicina all’università di Milano non trovava nessuno che volesse affittargli un appartamento. Abbiamo vissuto cose che a narrarle sono incredibili. Pensi che mi hanno tolto le cimici dall’auto “solo” dopo cinque anni. Ebbene sì, un giorno i carabinieri vennero a prendere la mia auto, siccome la usava mio figlio in quel periodo pensai che avesse combinato chissà cosa e invece me la riconsegnarono dicendomi che avevano tolto le microspie dimenticate da cinque anni nella mia auto. Vi rendete conto?… E nessuno che mi abbia mai dato una spiegazione, che mi abbia chiesto scusa. Del resto, per l’arresto ingiusto che ho subìto mi hanno riconosciuto 2.498 euro di risarcimento. Una beffa, nessuna considerazione per i danni alla mia professione e alla mia salute. I giudici si sono riuniti in camera di consiglio senza nemmeno ascoltarmi, hanno fatto un semplice calcolo matematico: duecento euro per ogni giorno di reclusione, senza tener conto dell’impatto devastante che quell’errore giudiziario ha avuto sulla mia vita personale, familiare, politica e professionale. Perché a pesare non è solo l’errore giudiziario in sé ma tutto quello che comporta».

Pio Del Gaudio, commercialista, politico del centrodestra e sindaco di Caserta dal 2011 al 2015, racconta la sua storia, un inferno giudiziario per il quale ha ottenuto un briciole dallo Stato e nessun risarcimento morale, niente scuse. Fu arrestato con un blitz in grande stile e rinchiuso in una cella di Santa Maria Capua Vetere, il carcere senza acqua. Questo rese ancora più difficili i dodici afosi e lunghi giorni trascorsi lì dentro, mentre fuori il tritacarne mediatico-giudiziario già aveva cominciato a divorare la sua vita, i suoi rapporti professionali, la sua immagine pubblica di uomo politico. L’ex sindaco era accusato di corruzione con l’aggravante camorristica per aver agevolato il clan Zagaria. La sua storia è indicativa delle “sviste” nelle quali incorre la magistratura e di quanto devastanti possano essere le conseguenze. «Vennero ad arrestarmi con mitra ed elicottero e poi una delle prime cose che avrebbero dovuto sequestrarmi, l’estratto conto di tutti i pagamenti elettorali, non lo presero. Lo consegnai io scegliendo di non rispondere all’interrogatorio di garanzia» ricorda Del Gaudio tornando indietro con la memoria a quei giorni bu. Ieri ha partecipato alla grande convention sugli errori giudiziari che si è tenuta ieri a Roma nella sede del partito radicale.

«L’inchiesta nella quale fui coinvolto, coordinata da tre pm, D’Alessio, Giordano e Maresca celebrati in tv, si conclude con un’archiviazione, i pm si resero conto di aver sbagliato. Perché purtroppo anche i pm possono sbagliare o essere indotti all’errore dalle forze dell’ordine che svolgono le indagini – aggiunge Del Gaudio Il punto è il contesto, la magistratura non può essere autoreferenziale di se stessa e non fare mai un esame di coscienza, e la politica non può correre dietro alla magistratura». «Anche la politica – ragione l’ex sindaco – ha colpe enormi, perché del resto le leggi le fa il Parlamento». Il silenzio non serve, anzi. «Delle vittime di errori giudiziari bisognerebbe parlarne di più, io ho avuto il coraggio di parlarne scrivendo un libro (dal titolo “Guai a chi capita”) e andando in tv ma ci sono molte persone che sono talmente provate che restano in silenzio. Bisogna quindi trovare il modo di dare coraggio anche a queste persone», dice ricordando il peso del sospetto che ha dovuto sopportare. «Se si va su internet di me ancora si parla, quello all’oblio è un diritto di cui non non importa a nessuno. Le vicende penali ti distruggono e i segni restano per tutta la vita. Serve una riforma della giustizia seria». A breve ci sarà il referendum sulla giustizia. «Se ne parla poco perché c’è poco coraggio di parlarne».

Il silenzio spesso è un velo che soffoca. «L’onestà va gridata, va difesa, non nascosta – dice Del Gaudio – La mia vicenda – aggiunge – è emblematica anche perché è su Caserta. In quegli anni arrestare qualcuno a Caserta faceva anche comodo. Il centrodestra fu decapitato». Con l’ex sindaco arrestato ingiustamente la giustizia ha sbagliato più di una volta. È stato accusato e poi assolto anche per un’ipotesi di peculato in relazione all’utilizzo di un’auto del Comune. «Mi contestavano un peculato da 1.200 euro per l’utilizzo improprio di un’auto che ci aveva dato un’azienda di rifiuti e che non era stata intestata al Comune per colpa di qualche dirigente, per cui risultava che per un anno avevo girato con quest’auto – spiega Del Gaudio -. Il pm chiese per me la condanna a un anno e sei mesi, il giudice dopo sei udienze mi mandò assolto». E c’è ancora un’altra vicenda che pende in secondo grado: Del Gaudio, tramite i suoi legali, ha presentato appello impugnando la sentenza che in primo grado.

«Un’altra vicenda che ha del paradossale – racconta – Tutto nasce quando il Comune di Caserta riceve un avviso dell’Arpac, l’ente di protezione ambientale della regione Campania, in relazione a uno scolo delle acque reflue. Io passo questo avviso ai dirigenti dell’ufficio, loro non so cosa fanno. Dopo l’avviso arriva il verbale e poi l’ingiunzione di pagamento indirizzata a me come se si fosse trattato del lavandino di casa mia. Nel frattempo, poi, io non ero più sindaco, e a novembre un giudice di primo grado mi ha condannato al pagamento di 30mila euro. Assurdo. Questo dimostra che il problema non è soltanto il megagalattico errore giudiziario ma anche piccole situazioni come questa che alla fine ti fanno fare il pari e il dispari».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).