“Ho mutuo sull’azienda e sulla casa. Ho 14 dipendenti di cui mi sento responsabile. Non ho entrate da inizio gennaio e non dormo da settimane”. È lo sfogo affidato a Twitter di Silvia, proprietaria di un albergo nelle ‘Cinque Terre’, il tratto di costa della riviera ligure di levante in provincia di La Spezia, uno dei luoghi più belli d’Italia.

È un incubo comune tra gli albergatori, messi duramente alla prova dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, che ha di fatto bloccato completamente il turismo, sia quello interno che quello proveniente dall’estero. Pur non essendoci di fatto alcun obbligo di chiusura per le attività ricettive, come sottolineato dalla stessa Federalberghi, di fatto la larghissima maggioranza dei proprietari di alberghi, preso atto della totale mancanza di clienti, ha deciso di chiudere i  battenti, in attesa di tempi migliori.

Tempi però ancora ignoti, tanto che il grido d’allarme si è fatto ormai inquietante. “Ho un’azienda che funzionava bene e probabilmente fallirà perché in un settore stagionale che non ripartirà nel 2020”, scrive infatti Silvia, gestore dell’Oasi Hotel nelle Cinque Terre, a Levanto. Dal 9 marzo la struttura è chiusa perchè “tenere aperto è comunque un invito a viaggiare e in questo momento pensiamo si debba fare l’opposto, per la sicurezza e nel rispetto di tutti”, aveva annunciato in un post l’imprenditrice.  Centinaia i messaggi di solidarietà comparsi in poche ore, con decine e decine di utenti che hanno promesso un soggiorno nella sua struttura ricettiva una volta ‘terminata’ l’emergenza.

LA PROPOSTA DI FEDERALBERGHI – Dall’associazione di categoria di Silvia è arrivata una proposta urgente all’esecutivo, ovvero prorogare i termini per il pagamento di tutte le imposte comunali e di ridurne l’entità. 

“Ci appelliamo a tutti gli amministratori locali – spiega il presidente Bernabò Bocca – invitandoli ad adottare con urgenza provvedimenti che proroghino i termini per il versamento di tutte le imposte e ne riducano l’entità, commisurandola al periodo di effettiva operatività delle strutture ed al reale numero di ospiti che utilizzano i servizi”.

Il presidente degli albergatori aggiunge quindi l’auspicio che “il Governo ed il Parlamento conferiscano la dovuta attenzione agli emendamenti al decreto Cura Italia che propongono la revisione del sistema sanzionatorio in materia di imposta di soggiorno. Purtroppo molti titolari di strutture ricettive – a causa della mancanza di liquidità – non sono in condizione di riversare subito al comune l’imposta di soggiorno incassata nei mesi di gennaio e di febbraio. Se la norma statale non sarà modificata con urgenza, queste persone rischieranno una condanna per peculato. Federalberghi ha chiesto a tutte le forze politiche di definire con legge nazionale una proroga generalizzata, che entri in vigore subito, senza dover attendere le delibere dei singoli comuni, e di depenalizzare la materia, prevedendo l’applicazione delle sanzioni amministrative normalmente previste in caso di omesso pagamento delle imposte”.

IL VOUCHER SALVA-VACANZA – Per ora tra le misure adottate dal Governo Conte per aiutare cittadini e imprese, in particolare quelle del settore alberghiero, c’è il voucher salva-vacanza. In sostanza si tratta di un titolo di credito rilasciato a coloro che dopo aver prenotato o acquistato un soggiorno, versando il relativo prezzo o una caparra, sono costretti a rinunciare per una delle ragioni oggettive indicate dalla legge, quali ad esempio i divieti imposti dalle autorità. La struttura ricettiva, entro quindici giorni dalla comunicazione dell’impossibilità di effettuare il soggiorno, procede al rimborso del corrispettivo versato per il soggiorno ovvero all’emissione di un voucher di pari importo da utilizzare entro un anno dall’emissione.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia