Il M5S di Giuseppe Conte dice di essere in prima linea contro il sessismo e la violenza sulle donne. Ancora lunedì l’ex premier, reduce dal corteo femminista cui ha partecipato sabato a Perugia con Nicola Fratoianni, rifletteva pensoso e accigliato: “Bisogna lavorare per superare modelli culturali che assolutamente rischiano di rimanere intrinsecamente sopraffattori rispetto alla libertà delle donne, soprattutto rischiano di contenere il germe anche della violenza nei confronti delle donne”. Addirittura, mercoledì scorso, il leader pentastellato si è spinto a dire che “il tema della violenza sulle donne e delle misure di prevenzione il Movimento lo ha affrontato concretamente e da sempre”. Ed è qui che Conte si contraddice. La storia del M5S, a partire proprio dal fondatore Beppe Grillo, è stata contraddistinta da episodi di sessismo e maschilismo. Altro che patriarcato. Forse il caso che fece più notizia risale al 2014. Quando il Blog di Grillo, con un post, attacca violentemente l’allora presidente della Camera Laura Boldrini. “Cosa fareste da soli in auto con la Boldrini?”, scrive il sito del comico con un’allusione che definirla di cattivo gusto è un complimento. A corredo dell’articolo c’è un video su Boldrini. Ma la cosa più scandalosa sono i commenti degli attivisti sotto al post. Una vera e propria marea di insulti sessisti e violenti, non censurati da chi gestiva il Blog, ovvero la Casaleggio Associati. A metterci il carico, dopo la polemica, l’allora capo della comunicazione del M5s al Senato, Claudio Messora, fondatore della web tv ByoBlu, famosa per le sue posizioni complottiste, no vax e filo-Putin. Ecco il tweet di Messora in risposta alle accuse di Boldrini, che aveva sentenziato che “i commentatori sul Blog di Grillo sono potenziali stupratori”: “Cara Laura, volevo tranquillizzarti. Anche se noi del blog di Grillo fossimo tutti potenziali stupratori, … tu non corri nessun rischio!”. Non proprio la dimostrazione di un’attenzione particolare del M5s rispetto al tema della violenza sulle donne.

Ben prima del video del 2021 in cui il comico colpevolizzava la presunta vittima di stupro che accusa il figlio Ciro, il Garante dei Cinque Stelle dava sfoggio di machismo di cattivo gusto. Nel 2001 definisce “vecchia putt…” la premio Nobel Rita Levi Montalcini. Nel 2006, in un post sul Blog intitolato “Il nuovo femminismo”, Grillo sfodera un’altra prodezza: “Le donne non sono mai state così desiderate. Il desiderio maschile cede alla passione che poi cede allo stupro. È da animali, ma è così. La natura fa il suo corso”. E ancora il fondatore, che nel 2012 redarguisce così la consigliera comunale di Bologna Federica Salsi, colpevole di essere andata in tv, ospite di Giovanni Floris a Ballarò: “La tv è il vostro Punto G, quello che ti dà l’orgasmo nei salotti dei talk show”. Se Salsi fosse stata un uomo, sicuramente Grillo avrebbe usato un altro argomento per rimproverare un esponente del suo Movimento. Nel gennaio 2016 Grillo lancia sul web l’hashtag #boschidovesei per attaccare Maria Elena Boschi per la vicenda di Banca Etruria. Hashtag lanciato in rete dal comico con questo tweet allusivo e sessista: “#Boschidovesei in tangenziale con la Pina”. E poi gli attacchi misogini degli utenti del Blog, nel 2018, alla deputata di Forza Italia Matilde Siracusano, bersagliata dopo un video condiviso dal sito di Grillo in cui la parlamentare difendeva Silvio Berlusconi e smontava in Aula il decreto anticorruzione del primo governo Conte. Nel 2014 Matteo Renzi candida alle europee quattro capolista donne. “Quattro Veline”, le apostrofa Grillo. “La scelta è una presa per il culo ma tinta di rosa”, commenta ancora il fondatore dei Cinque Stelle.

Ma sarebbe sbagliato prendersela con il solo fondatore del M5s. Nel 2014 il deputato grillino Massimo De Rosa si rivolge così in commissione alle colleghe del Pd: “Siete qui solo perché avete fatto pomp…”. E l’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, che in alcuni tweet e post su Facebook risalenti al 2013 parlava così di Daniela Santanché: “Se fossi una donna le sputerei in faccia, con tutti quegli zigomi rifatti”. Tradito dal passato social anche Enrico Esposito, che nel 2018 era vicecapo dell’ufficio legislativo del Mise guidato dall’allora capo politico del M5s Luigi Di Maio. Ecco un tweet a proposito di Micaela Biancofiore, nominata sottosegretaria: “Non c’è modo migliore di onorare le donne mettendo una mignotta in quota rosa”. Hashtag #biancofiore. Esposito si dilettava anche a offendere gli omosessuali, anzi i “ricchioni”, come li chiamava lui. Non bisogna dimenticare la vicenda che coinvolge la deputata del M5s Giulia Sarti nel 2019.

Quando le Iene scoprono che sue foto private sono in giro da anni dopo un hackeraggio che, secondo diverse fonti pentastellate, era stato opera di personaggi interni al Movimento. Un presunto “inside job” che più sessista non si può. Ma il vero numero uno del sessismo in salsa pentastellata è sempre Grillo. Sempre nascosto dietro la scusa della battuta, in uno spettacolo, rivolto alle donne di Forza Italia, dice: “Ora lo psiconano (Berlusconi, ndr) vuole incontrarci: vorrà capire se nel Movimento c’è fica. Ma le nostre donne sono diverse dalle sue, forse non la danno nemmeno ai mariti”. Al netto della volgarità e della considerazione della donna come poco più di un oggetto, colpisce anche la scelta di usare aggettivi possessivi come “nostre” e “sue”, riferiti alle esponenti femminili dei Cinque Stelle e di Forza Italia. Conte parli con Grillo del sessismo del M5S.