Dopo il crollo del Muro, spartiacque simbolico ma efficace per raccontare le evoluzioni del sistema dei partiti italiani, Marco Rizzo è stato una bandiera per molta parte di quella eterogenea e complicata area della sinistra italiana. La tribolata diaspora degli orfani del comunismo duro e puro gli ha aperto più volte un portone di grande visibilità e popolarità che l’ex segretario dei Comunisti Italiani ha saputo ogni volta sfruttare con grande intelligenza e abilità. Solo che in politica, quando si passa dall’essere principe o re dei salotti e delle aule parlamentari a semplice ex, si conserva il titolo ma si perde di colpo attrattività.

Nessuno più ti cerca, tantomeno di aspetta sotto casa e i primi a scomparire sono i giornali, le televisioni, le radio, insomma la fabbrica dell’informazione ti sbatte fuori senza preavviso e senza nemmeno riconoscerti la cassa integrazione della dichiarazione. Però, oggi che il circo dei media mainstream – quelli che puoi solo ascoltare ma che non puoi condizionare – hanno ceduto quasi tutto il loro potere alle piattaforme, è diventato molto più semplice guadagnare visibilità, costruirsi una audience, a propria immagine e somiglianza, e diventare nuovamente l’oggetto dei desideri, anche dei giornalisti e delle redazioni. È il potere di parlare al mondo, proprio dell’ontologia algoritmica, sempre che, beninteso, abbiamo qualcosa da dire ai follower. Infatti, prima ancora del come viene detto, a far la differenza tra la marea di pubblicazioni che vengono fatte giornalmente, è il contenuto in uno con l’identità del mittente del post.

La resurrezione grazie ai social

L’account Instagram di Marco Rizzo, che ho messo sotto la lente di ingrandimento grazie a Not Just Analytics, lo strumento di analisi più utilizzato in Italia per raccogliere dati sui profili Instagram, è la prova provata di quanto senza i social sia diventato impossibile pensare a una resurrezione efficace e prepotente della pop-polarità smarrita.

Insomma, Elon Musk sta scoprendo l’acqua calda quando, per fini molto strumentali, ci ricorda nei suoi post che “You are the media now”: ciascuno di noi, o meglio il nostro account, anche quelli con poche decine di follower, è assurto a media, a fonte credibile e reputazione di informazioni. In questo eco-sistema mediale, si è inserito anche l’ex comunista Rizzo: ad aprile del 2019 il suo account Instagram contava la miseria di 4.719 follower, mentre dopo quattro anni, a fine marzo del 2023 i follower era già saliti a 23.993. La scalata al mercato dell’attenzione digitale però accelera clamorosamente dallo scorso autunno, infatti i follower si sono quasi triplicati passando dai 36.721 di fine ottobre, agli attuali 88.620.

I reel e il decollo

Una impennata trainata dalla pubblicazione dei reel, contenuti che hanno una media di 268.815 visualizzazioni, nei quali Rizzo sceglie con attenzione i suoi ospiti e i suoi bersagli. Nell’ultimo mese, in particolare, a generare volumi di traffico e di interazioni sono stati il reel -intervista al sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, quello contro Gualtieri, ma a far saltare il contatore delle visualizzazioni, oltre 2 milioni fino a oggi, è stato il reel pubblicato lo scorso 18 marzo dove in compagnia di Donatella Zaccagnini Romito, “ingegnere con due lauree, modella, influencer ed escort”, ricorda quali sono le “uniche bombe che piacciono agli italiani”.

Se fino al secolo scorso, per conquistare un posto al sole bisognava salire su un qualche ascensore sociale, la scuola come il lavoro, oggi, diversamente, abbiamo a disposizione solo l’ascensore social, che all’apparenza è per tutti, ma non è da tutti.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).