CO2, CH4 e H2: tre molecole di gas chiave nella transizione, per le quali – come ne “Il problema dei tre corpi” – piccole modifiche possono portare a effetti imprevisti. Abbiamo sperimentato il gas naturale come arma di guerra, e ce la siamo cavata; sappiamo tutto degli effetti della CO2 in atmosfera e, mentre si punta a risorse sempre più pulite come il biometano, si lavora anche sulla decarbonizzazione (cattura e stoccaggio del carbonio e riduzione delle emissioni di metano) della filiera dell’Oil and Gas: ridurre le “emissioni” di metano può avere un impatto ravvicinato sugli obiettivi climatici.

Mentre discutiamo di prezzi, il 5 febbraio è scaduto il primo obbligo previsto dal regolamento deliberato nel 2024 dalla Ue: i paesi dell’Unione dovevano indicare le Autorità competenti, cui produttori, distributori e importatori dovranno riportare lo stato degli asset, e i sistemi di monitoraggio, rilevazione e riparazione delle perdite. Il sabotaggio del gasdotto Nord Stream ha rilasciato in pochi giorni 465mila tonnellate di metano, quanto ne viene rilasciato ogni due giorni a livello mondiale dal settore. La buona notizia è che tagliare queste emissioni è relativamente facile, aiuta l’ambiente ed è molto conveniente poiché il gas recuperato rimane sul mercato.

La notizia più ambiziosa è che il regolamento Ue si estende dal 2027 anche alle importazioni. La necessità di approvvigionamenti diversificati, sicuri e flessibili, l’efficienza energetica e l’uso di tecnologie adeguate sono criteri ormai condivisi (e concertati a livello globale) anche tra le aziende del settore. Non tutto quel che regola e governa ostacola la crescita. La riduzione di emissioni non è una tariffa né un ostacolo, ma un impegno politico dei leader dalle COP ai G7; è presente nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima ed è uno standard per le imprese.

Sui mercati globali, petrolio e gas a minore intensità di emissioni sono sempre più richiesti. L’Unione europea, che nel 2023 ha importato due terzi di tutte le spedizioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti, ha una legge per ridurre le emissioni di metano anche dalle sue importazioni. Il Giappone e la Corea del Sud, il secondo e il terzo importatore di GNL, stanno già raccogliendo dati sulle emissioni dei fornitori per accelerare le attività di mitigazione.

Grazie ai satelliti, poi, vedremo le emissioni anche dei nostri partner. Scopriremo un’atmosfera diversa, grazie a MethaneSAT e all’International Methane Emissions Observatory dell’UNEP, che forniranno una verifica scientifica rapida, solida e affidabile delle stime delle emissioni. E ci si potrà mettere mano. Per essere ponte, l’Italia deve comportarsi da hub: cioè aiutare i partner a raggiungere entro il 2027 standard emissivi, di monitoraggio e di riparazione, analoghi a quelli europei.

E l’idrogeno? La terza molecola si porta molto. È un vettore (o un combustibile) pulito, a patto di usarlo bene, e sono già disponibili grandi investimenti, ma dobbiamo creare una filiera e un’industria sostenibile in ogni parte. Il metano può dare una mano? Usandone il meno possibile (per produrre idrogeno), accelerando l’eliminazione delle emissioni e utilizzando anche per l’idrogeno l’esperienza accumulata. Cioè, “non puoi gestire ciò che non puoi misurare”: se per il metano avremo il monitoraggio satellitare, per l’idrogeno dobbiamo ancora allestire sistemi di misurazione e garanzie che non sciupino il grande vantaggio che possiamo ottenere. Anche le emissioni di idrogeno diventeranno importanti.

Massimo Micucci – Consulente strategico per l’energia e ambiente

Massimo Micucci

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