«Questo processo è la Waterloo dei diritti degli imputati»», afferma senza peli sulla lingua l’avvocato Vincenzo Maiello, difensore dei fratelli Raffaele e Aniello Cesaro, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa con il clan Polverino. Secondo la Dda di Napoli, i Cesaro, fratelli del senatore di Forza Italia Luigi e titolari di un’azienda di costruzioni, si sarebbero aggiudicati illecitamente il bando per la realizzazione di un’area industriale nel comune di Marano (NA). Ad accusarli alcuni collaboratori di giustizia. I due fratelli, dopo aver trascorso circa due anni di custodia cautelare in carcere, dal marzo del 2019 si trovano agli arresti domiciliari fuori dalla Regione Campania.

«Il Tribunale di Napoli Nord ha deciso che questo dibattimento deve concludersi entro tre mesi. Il motivo? Il presidente del collegio, il giudice Francesco Chiaromonte (colui che da gip nel 2008 decise l’arresto di Sandra Lonardo, moglie dell’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, poi assolta da tutte le accuse nel 2017, ndr) dal prossimo mese di marzo andrà al Tribunale di sorveglianza dove ha chiesto di essere trasferito», prosegue l’avvocato Maiello. Pur essendo i reati contestati caratterizzati dall’aggravante mafiosa, per la quale si applica l’art. 190bis che non prevede la ripetizione delle udienze in caso di cambio del collegio, il Tribunale vuole procedere a tappe forzate: tre udienze a settimana e i testimoni citati direttamente dai carabinieri. Come è successo l’altro giorno a un teste della difesa che è stato chiamato a casa alle dieci di sera con l’avvertimento di presentarsi l’indomani mattina in Tribunale. Il perché di questa frenesia lo spiega sempre l’avvocato Maiello: «Il presidente dell’iniziale collegio, Giuseppe Cioffi, dopo una campagna stampa di Repubblica, ha deciso di astenersi, sostituito quindi da Chiaromonte».

«Repubblica – prosegue Maiello – aveva per giorni scritto di alcune relazioni tra il gruppo dirigente di Forza Italia in Campania e Cioffi. Il magistrato, secondo le testimonianze del giornale, aveva partecipato anche a una convention di FI ad Ischia dove era stata ipotizzata una sua candidatura». Sulla vicenda era intervenuto l’allora ministro della Giustizia, Andrea Orlando, avviando accertamenti, e anche il Csm, con l’apertura di una pratica. «Il sospetto è che il Tribunale abbia voluto lavare quest’onta di essere colluso con il centro destra», prosegue Maiello.

Per far concludere il dibattimento, in corso da due anni, in novanta giorni è stato quindi stravolto l’interno calendario delle udienze. I giudici del collegio che deve giudicare i Cesaro sono stati esonerati da tutti gli altri processi che stavano seguendo. In questo lasso di tempo – ed è qui il punto più delicato della questione, quello che ha spinto i legali degli imputati ad abbandonare (non rinunciare) le difese – dovranno essere ascoltati oltre 130 testimoni.

«Si, ieri ho abbandonato la difesa dei Cesaro», puntualizza l’avvocato Maiello, secondo cui «il contesto ambientale non agevola alla percezione di un giudice imparziale». «Non ci sono problemi sul fronte della prescrizione. Questa compressione delle udienze è una chiara limitazione dei diritti degli imputati ed è il segno che si vuole chiudere in fretta un processo senza i dovuti approfondimenti», precisa ancora Maiello. L’indagine, eseguita dai Ros dei carabinieri, è stata condotta dai pm Maria Di Mauro e Giuseppe Visone, con il coordinamento dell’allora aggiunto Giuseppe Borrelli, ora procuratore di Salerno. Il fascicolo si basa essenzialmente sulle dichiarazioni di alcuni pentiti. I Cesaro hanno sempre respinto le accuse, dichiarandosi vittima di estorsione da parte di esponenti del clan Polverino.