La Camera dei deputati accorda la fiducia al governo Conte con 321 voti a favore, 259 contrari e 27 astenuti. Soglia di sicurezza raggiunta per il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Una boccata d’ossigeno per il Premier. Tuttavia a Roma, in queste ore, in questi minuti, nei corridoi e nelle segreterie della politica è del Senato che si parla. E’ a Palazzo Madama, domani, che si decide la tenuta dell’esecutivo. E al Senato i numeri sono tutti diversi.

Il risultato, come detto, tiene il governo in piedi alla Camera. Un risultato comunque prevedibile. Non era scontato il margine di voti di fiducia. Adesso al centro sembra però tornare la questione politica: ovvero il progetto. Anche il Partito Democratico ha chiesto a Conte di sedersi a un tavolo e di decidere prima quello che va fatto. I partiti insomma chiedono una maggioranza politica e non una maggioranza che punti semplicemente a “vivacchiare”, anche perché a giugno scatta il semestre bianco e non si potrà più andare a votare – per via della fine carica del Presidente della Repubblica.

“321 voti alla Camera sono cinque voti in più del quorum, è una maggioranza risicata – ha commentato al Tg2 Post Matteo Renzi, il leader di Italia Viva che ritirando le ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova e il sottosegretario Ivan Scalfarotto ha aperto la crisi dell’esecutivo – Ora in maggioranza c’è anche Polverini, mi viene da pensare che Conte faccia maggioranza con chiunque. Conte ha fatto appello a popolari, liberali e socialisti. Mi sfugge a quale di queste appartenga Renata Polverini”.

“Ottimo! Maggioranza assoluta alla Camera. Un fatto politico molto importante. Ora avanti per il bene dell’Italia!”, ha scritto su twitter il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. E sul voto a favore di Renata Polverini, il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani ha ammesso: “Non ne sapevo nulla, non ci aveva avvertiti – ha detto – Non credo” che ci saranno altre defezioni, domani al Senato, ha aggiunto l’ex presidente del Parlamento europeo.

Domani è il giorno della verità. Si continua intanto a parlare dei “responsabili” o “costruttori” o “volenterosi”, come sono stati chiamati oggi, che dovrebbero giocare un ruolo positivo al Senato. La maggioranza assoluta a Palazzo Madama è di 161 voti ma non è necessaria la maggioranza assoluta.

Vito Califano

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