Briciole per l'Automotive
Il governo vara l’austerità selettiva: sale il budget per armi e difesa, rimane poco per sanità e pensioni
L’esecutivo taglia il fondo per l’automotive in un momento di profonda crisi del comparto in Italia e in Europa, ma non bada a spese per la Difesa con stanziamenti aggiuntivi di quasi 4 miliardi
Una manovra finanziaria avara per sanità, pensioni, scuola e investimenti in automotive ma prodiga per la Difesa. L’analisi del documento di economia e finanza inviato al Parlamento da parte del governo per il suo iter definitivo ogni tanto fa emergere qualche sorpresa.
L’ultima riguarda appunto il dicastero con a capo Guido Crosetto l’unico che, al momento, sembra essere stato risparmiato dalla mannaia dei tagli che suo collega, Giancarlo Giorgetti, ha imposto agli altri membri dell’Esecutivo e a tutti gli enti locali.
Missioni
I numeri, d’altro canto, non si prestano a interpretazione. Basti pensare che gli stanziamenti per il comparto militare aumentano di 3,8 miliardi di euro nel 2025, un vero e proprio record. Queste risorse saranno destinate a coprire le missioni militari: attualmente undicimila soldati italiani sono al servizio delle Nazioni Unite. Non solo, per l’ammodernamento delle strutture militari alla Difesa andranno risorse per ulteriori 1,5 miliardi di euro. Un altro miliardo circa sarà destinato alla Marina per l’acquisto di unità navali più moderne.
Non è finita qui. Altri soldi arrivano dal ministero per lo Sviluppo: da un lato c’è il taglio del fondo per l’automotive di 4,6 miliardi e dall’altro arrivano più fondi per gli “interventi in materia di difesa”: 932,4 milioni nel 2025; un miliardo per il 2026; e 1,2 miliardi per il 2026.
Cresce anche la voce “innovazione del settore aerospazio”, passando da 2,9 miliardi a 3,28 miliardi a regime. Insomma un bel po’ di soldi in linea con le richieste di Nato e Stati Uniti, per portare la spesa per la Difesa italiana al 2 per cento del Pil.
Briciole per l’Automotive
Peccato che i soldi in più per la Difesa provengano, almeno per una parte, dal taglio del fondo Automotive destinato a sostenere la riconversione ecologica e industriale di tutta la filiera automobilistica. Per intenderci, erano risorse destinate non solo a Stellantis ma anche a tutti i produttori di componentistica, comparto nel quale l’Italia è leader.
Il fondo aveva risorse per 8,7 miliardi fino al 2030. Ad oggi, c’erano ancora 5,8 miliardi di euro ma il governo ha deciso di decurtarlo di 4,6 miliardi riducendolo pertanto a 1,2 miliardi: cioè 200 milioni di euro l’anno. Una decisione che lascia di stucco non solo i sindacati ma anche l’intera filiera.
Nonostante il ministro per le Imprese, Adolfo Urso, abbia rassicurato sul finanziamento degli investimenti, resta un intervento che ha sorpreso visto il momento drammatico che vive l’automotive sia in Italia che in Europa. Probabilmente, le risorse saranno reinserite nell’ambito del piano di riorganizzazione degli incentivi alle imprese. Intanto, però, il taglio c’è: toccherà al Parlamento porre rimedio entro il 31 dicembre.
Sanità e pensioni
Sulla sanità si sono giocate molte partite soprattutto di natura social. Agli annunci dei vari esponenti dell’Esecutivo poi non è seguito uno stanziamento adeguato. Ad oggi, dunque, le risorse aggiuntive per la sanità sono pari a 1,3 miliardi nel 2025; mentre dovrebbero salire a 5 miliardi rispettivamente nel 2026 e 2027. Usiamo il condizionale perché nel 2026 mancano le coperture, visto che bisognerà tenere in conto anche il rientro del debito pubblico e la riconferma delle misure strutturali come il taglio del cuneo fiscale. Tanto è vero che il sindacato dei medici ha annunciato uno sciopero generale anche perché per il rinnovo dei contratti i fondi sono decisamente insufficienti. Anche in questo caso, toccherà al Parlamento metterci una pezza ma con quali risorse visto che il Programma Strutturale di Bilancio (Psb) è stato già inviato a Bruxelles e i saldi non si possono variare?
Sulle pensioni, inoltre, l’Esecutivo ha abbandonato la retorica anti Fornero per stanziare un aumento di tre euro per quelle minime e lasciare inalterate tutte le altre. Anzi, il governo Meloni prevede di incentivare a restare a lavoro chi ha raggiunto l’età pensionabile con un premio in denaro in busta paga. Se a ciò si aggiunge il riordino delle detrazioni per i lavoratori dipendenti, il taglio ai fondi destinati alle assunzioni al Sud e il taglio lineare ai ministeri (che si sostanzieranno in meno servizi per i cittadini), appare un quadro di austerità “selettiva” che poco si adatta agli annunci. Per la classe media, cioè quella che con le sue imposte regge la spesa pubblica italiana, c’è poco o nulla; così come poco o nulla per affrontare le sfide di questo paese proprio quando l’Istat certifica una crescita dello 0,4 per cento nonostante i fondi del Pnrr.
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