Nicola Danti, lei è vicepresidente di Renew Europe. Se il suo gruppo decidesse di cambiare nome, ne sarebbe informato?
Naturalmente si, e aggiungo che nei sarei informato preventivamente. I gruppi parlamentari europei funzionano così: per far partire determinati cambiamenti, prima di mettere in moto la macchina, si devono esprimere le delegazioni nazionali. Quindi potrei immaginare che il capogruppo dei socialisti o chi per lui vista la volontà di procedere in questo senso abbia cercato di capire gli umori della dirigenza PD. Anche perché quella italiana è la seconda componente nazionale per numero di parlamentari. Vorrei però ricordare che quella D fu espressamente voluta da Walter Veltroni nel 2008, e non fu una semplice questione estetica.

Fonti del Nazareno però smentiscono un via libera di Elly Schlein…
Immagino che la procedura sia stata resa pubblica troppo presto, e che al Pd si siano preoccupati delle polemiche. Leggo però anche un Andrea Orlando che difende a spada tratta questa decisione.
Io voglio però andare oltre, non mi scandalizzo della decisione presa dal gruppo parlamentare europeo, anzi la trovo una presa d’atto. È evidente a tutti che il Pd non può più essere la casa dei riformisti, e che quindi non può esserlo nemmeno più il gruppo di riferimento al Parlamento Europeo. Elly Schlein predilige un partito fortemente identitario, a metà strada tra Ds e Sel, che come riferimento privilegiato nella società ha per l’appunto la Cgil di Maurizio Landini. Quindi benvenuta chiarezza, quella D di Socialist&democratici ormai era un omaggio al passato.

Come ci arriveranno alle Europee del prossimo anno quelli che non sono socialisti?
Per fortuna a Bruxelles è già da anni fortemente organizzato il gruppo di Renew Europe, che raccoglie per l’appunto i liberaldemocratici e i riformisti. In Europa tra l’altro oggi assistiamo anche al progressivo spostamento a destra del Ppe, cosicché rafforzare Renew rappresenta l’unica soluzione per chi non vorrà essere schiacciato dalla tenaglia dei sovranisti e dei populisti.

Italia Viva darà il suo contributo, intanto con l’assemblea di giugno a Napoli, poi con la piena disponibilità a costruire una federazione con chi vorrà starci.
Arrivare alle Europee con un polo riformista, liberale e popolare, sotto l’egida di Renew Europe, forte, è fondamentale per l’Italia ma anche per l’Europa. Non a caso a fine maggio la presidenza del gruppo si riunirà proprio a Roma.

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