Barbara Sellini aveva sette anni, Nunzia Munizzi dieci quando il 2 luglio 1983 furono trovate morte e i loro corpicini bruciati: erano state seviziate e poi gettate nel nulla. Un terribile delitto a sfondo sessuale per il quale furono arrestati nel giro di poco e condannati all’ergastolo Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo, che all’epoca dei fatti avevano appena 18 anni e tutta la vita davanti. I tre sono stati scarcerati dopo 27 anni nel 2010. Da sempre gridano la loro innocenza. Per tre volte hanno chiesto la revisione del processo, ma nessuno li ha mai ascoltati. Le Iene, 40 anni dopo quell’efferato omicidio, 13 dopo la scarcerazione dei tre, hanno deciso di indagare. E Giulio Golia, come sempre, lo ha fatto a modo suo. Con metodi quanto meno, talvolta, contestabili. Non si mette in discussione la voglia di verità che i tre ragazzi chiedono e devono assolutamente avere. Se la giustizia stabilirà che hanno pagato ingiustamente devono essere risarciti, anche se purtroppo nessuno gli potrà mai restituire la loro vita che un errore giudiziario potrebbe avergli portato via.

Il lungo servizio de Le Iene (più di 3 ore) andato in onda domenica sera ripercorre tutta la vicenda, intervista, o meglio interroga, i testimoni dell’epoca e porta nel piccolo schermo il solito tribunale televisivo. Giulio Golia e la sua squadra restano infatti pur sempre giornalisti e non magistrati anche se talvolta gli prende un po’ la mano e lo dimentica. Ripercorre le indagini, le carte ufficiali, le testimonianze, i luoghi e tutto e alla fine identifica anche il colpevole: Corrado Enrico, che all’epoca dei fatti fu sotto indagine per molestie sessuali compiute su una bambina e su una donna. Finì anche in carcere per questo.

Bisogna precisare subito che l’indagine condotta da Le Iene ha il merito di aver fatto emergere quanto all’epoca fossero state fatte indagini in maniera goffa e superficiale, si fossero alternati 4 diversi magistrati a coordinare le indagini, ci fossero state piste non approfondite, metodi violenti per estorcere le informazioni e quanto più di tremendo si possa immaginare. Ma Golia e i suoi non sono giudici e le telecamere nascoste non possono sostituire l’aula di un tribunale. Golia, persuaso di sapere chi è il colpevole di quella faccenda accaduta 40 anni fa, di cui disgraziati protagonisti chiedono verità da sempre, decide di andare a casa sua, da Corrado Enrico. Non lo trova: è morto ad agosto. C’è la moglie che però dal primo momento sembra sorpresa: non è a conoscenza del vero motivo per il quale suo marito era stato arrestato. Infatti, quando Golia le chiede perché il marito era stato arrestato, lei risponde: “Era ubriaco e ha dato addosso alla polizia e così lo hanno fatto stare sei mesi dentro”. La signora sapeva che il marito era stato attenzionato per la morte di Barbara e Nunzia e quando lei gli aveva chiesto spiegazioni, lui aveva negato. E aveva continuato a farlo anche sul letto di morte. Almeno questa è la verità della donna che aggiunge che in casa ci sono sempre stati tante bambine perché avevano due figlie e i loro amichetti frequentavano la loro casa e mai aveva visto qualcosa di strano.

Allora Golia decide di mostrare alla signora il verbale in cui il marito confessava le aggressioni e le molestie. La donna trasale: “A me tutte queste cose non mi risultano, come mai a me l’avvocato non me lo ha detto mai?”. Probabilmente Golia ha svelato alla moglie di quest’uomo una verità tremenda che lui stesso le aveva tenuto nascosto per tutta la vita, riuscendoci. Anche se quell’uomo risulterà essere il colpevole della morte di Barbara e Nunzia, potrà pagare? Certamente no, ma a farlo adesso è certamente sua moglie e la sua famiglia. “Mi fa male”, dice la donna a Golia e piange. “Mi dispiace che lei sta piangendo ma lei deve capire anche me che sono in imbarazzo dall’inizio. Però è una ferita dell’epoca, è una ferita, secondo me, per voi per 40 anni. La scoperta di alcune cose poi…”. E lei risponde durissima: “Di avere avuto a che fare con un mostro?”. Addolorata racconta: “Quante pietre messe dentro le scarpe…”. E racconta di una vita difficile passata tra botte e lacrime. “Magari avessi saputo tutte queste cose allora… perciò adesso sto male. Se fosse stato per me avrei fatto la signora, sarebbe stato in carcere e ora sarebbe uscito pure. Però ne sarei uscita con dignità. Così come ne esco? Con la testa nella m***a”. Tutto questo è stato ripreso dalle telecamere nascoste. Fortunatamente andato in onda con voce contraffatta e volto oscurato. Almeno.

La stessa cosa è successa anche a Carmine Mastrillo, il super testimone che all’epoca accusò i tre ragazzi. La sua posizione è controversa ma certo è che è un uomo che soffre di grave disabilità (non ha una gamba da quando aveva 8 anni) che si è visto piombare Le Iene a casa sua che insinuano che abbia mentito imbeccato dal pentito Mario Incarnato. A un certo punto il fratello si arrabbia e chiede “ma state pure registrando qua? È una vera presa in giro”. E Golia dice che no non lo è. Mastrillo dice “mi sto innervosendo, basta. Vuoi vedere che adesso sono io il colpevole?” E continuano le riprese con la telecamera nascosta. Golia gli mostra anche un video girato dai tre da lui accusati e poi dice: “Noi il nostro lo abbiamo fatto, con onestà”. Interviene il fratello “Ti ha detto basta adesso andate”. Alle proteste di Golia che è pur sempre a casa di un privato, riprendendo di nascosto, il fratello spiega: “Gli stai dicendo (insinuando,ndr) che ha cambiato faccia dopo aver visto il video dei tre, ndr)”. Il video finisce con le rivelazioni di Arcibaldo Miller il pm che chiuse le indagini.

Ma una nuova puntata dell’inchiesta arriva persino a Giorgia Meloni che in un’intervista (che andrà in onda durante la trasmissione settimanale) ha detto: “Mi ha ufficialmente convinto ad occuparmene. Fermo restando che le sentenze si rispettano e che abbiamo rispetto per la Magistratura“. L’ennesima stortura di come funziona la giustizia in Italia. Ci voleva Giulio Golia? E ancora: “Mi ha colpito il caso, mi hanno colpito loro e mi colpisce il fatto che, semmai fosse così, c’è un altro colpevole – ha detto Meloni, come si legge in un comunicato della trasmissione con uno stralcio dell’intervista che sarà mandata in onda integralmente domani –. In uno Stato giusto se hai degli elementi oggettivi affronti eventuali errori. È possibile che magari esca fuori qualcosa che prima non c’era“. Golia le ha inoltre consegnato una chiavetta usb con il video della puntata speciale trasmessa ieri: “Grazie, me lo studio e vedo cosa si può fare”, ha risposto la premier. La giustizia italiana deve funzionare davvero così?

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.