Il big match dell'Olimpico
Il merito, il metodo e il mercato: Roma e Napoli si dividono la posta

C’è merito e metodo. Il merito dice che il pari è giusto. Il metodo dice un tempo ciascuno. Ed è giusto così. La Roma viene da sette vittorie consecutive in casa. Il Napoli viene da sette vittorie consecutive. Le squadre si rispettano, i giallorossi cercano il ritorno in zona Europa, gli azzurri vogliono sfruttare il pari dell’Inter nel derby. La fase di possesso e quella di non possesso delle due squadre sono ovviamente molto differenti tra loro.
Ranieri opta per un 4-3-3, con Rensch, Mancini, Ndicka e Angelino davanti a Svilar e Soulè e El Shaarawy sulle ali. Quando è il Napoli ad avere palla, questi ultimi due rientrano a centrocampo per schermare la Roma con un 4-1-4-1: Cristante centromediano e Konè e Pisilli interni di centrocampo, con Shomurodov di punta. D’altronde, in settimana c’è il Milan in Coppa Italia e l’obiettivo è chiaro. Conte cerca immediatamente di impadronirsi del gioco con una mossa tattica inedita: per non innescare l’azione della Roma, Lobotka è alto proprio su Cristante. In fase di costruzione, invece, dietro restano Rrahmani, Juan Jesus e Spinazzola, mentre Di Lorenzo scala centrale di centrocampo, accanto proprio allo slovacco. Anguissa e McTominay scivolano in avanti di fianco a Lukaku, con Politano e Neres larghissimi.
Il Napoli gioca, tiene palla e costringe la Roma nella propria metà campo. La rete del vantaggio di Spinazzola – un ex, come all’andata con Lukaku – arriva proprio da uno scambio tra terzino e ala. Il movimento di Neres verso Juan Jesus apre il varco a Spinazzola che si butta alle spalle di Mancini. Il lancio del difensore brasiliano è millimetrico, come preciso è il pallonetto del terzino e inspiegabile l’uscita di Svilar. Un’azione simile il Napoli l’aveva costruita qualche minuto prima, con un lancio – sempre di Juan Jesus – per Neres, sponda di Lukaku per McTominay che, come con l’Atalanta, si trova a colpire un rigore un movimento, ma lo calcia tra le braccia del portiere avversario.
Il Napoli continua a giocare, non consente alla Roma di reagire e controlla la gara fino al riposo. L’inizio ripresa è, come prevedibile, di marca giallorossa: maggior vigore negli uomini di Ranieri, maggiore voglia di tornare dentro la partita. Ma è sempre il Napoli a rendersi. I cannoni scozzesi hanno però le polveri bagnate, e McTominay manda in curva da ottima posizione dopo un bello scambio Lobotka-Lukaku-Anguissa.
Da quel momento la Roma prende voglia e campo. Riesce ad arginare le folate partenopee e ad alzare il baricentro. I pericoli arrivano dai due calci da fermo di Paredes, nel frattempo subentrato a Konè (con Saelemaekers per El Shaarawy). Ranieri punta sulla qualità, mettendo dentro anche Dovbyk per Cristante e Dybala e Baldanzi per Shomurodov e Rensch. Il Napoli arretra, Conte ridisegna la squadra: Mazzocchi per Neres, Simeone per Lukaku e Raspadori per Politano. I giallorossi sembrano averne di più e giocano sulle combinazioni sulle fasce. McTominay ha finito la benzina e si perde Saelemaekers. Questi, servito da Soulè, piazza il traversone per la conclusione al volo e all’angolino di Angelino, dimenticato da Mazzocchi. Un minuto e mezzo e Fabbri suona il gong. Uno a uno, giusto così. La Roma fa un punto e fa morale, il Napoli ne perde due e non allunga sull’Inter. Il mercato chiude stasera, con l’uscita e il mancato rimpiazzo di Kvaratskhelia è fuori discussione che se gli azzurri riusciranno a rimanere lassù sarà nient’altro che un miracolo.
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