Aveva un proiettile conficcato nel cervello quando i suoi figli di 8 e 11 anni l’hanno trovata riversa sul pavimento della loro casa in una pozza di sangue. Subito sono corsi dai vicini per cercare aiuto. Ma a nulla è servita la corsa in ambulanza, Rkia Hannaoui, 31 anni, casalinga di origini marocchine, è morta dopo poche ore di agonia. Qualcuno le ha sparato in testa. Un omicidio avvenuto ad Ariano Polesine, provincia di Rovigo, ancora avvolto nel mistero.

La donna viveva una vita tranquilla fatta di casa e famiglia. Con il marito e due figli abitava in una villetta bifamiliare al piano terra: al piano di sopra c’era la famiglia del proprietario. Tutt’intorno campagne e boschi. Secondo la ricostruzione fatta dal Corriere della Sera, il marito, di origine marocchina come lei, era a lavoro e i colleghi confermano. Manca poi all’appello l’arma che avrebbe sparato. Tutte le piste sono aperte, nulla è escluso.

Nella giornata di mercoledì i carabinieri hanno sequestrato alcuni fucili al proprietario dell’abitazione, ma nessuno sembrerebbe essere compatibile con il proiettile che ha ucciso la donna. Dalle tracce di sangue trovate sul pavimento della cucina, gli investigatori ipotizzano che l’assassino possa aver colpito la donna in un altro luogo per poi trasportarla lì. A poca distanza dall’abitazione c’è un rudere che gli investigatori hanno perquisito perché la vicina ha detto ai carabinieri di avere visto la donna proprio lì, poche ore prima, rovistare in mezzo all’erba. Probabilmente stava cercando le uova delle galline che razzolano liberamente in quel campo. Ma nessun indizio sembrerebbe suggerire una pista al momento.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.