“Entro un anno partiranno i cantieri per il ponte” ha detto Matteo Salvini ieri al Senato dove è arrivato il decreto già discusso alla Camera. Decreto su cui oggi è previsto il voto definitivo – e su cui il governo non vuole mettere la fiducia – che rimette in pista come società in house controllata dal Mef l’ente Stretto di Messina, liquidato da Monti nel 2012 sull’altare dell’austerità.

Il punto fermo come limite per l’approvazione del progetto esecutivo dell’opera è il 31 luglio 2024, e da quel momento si partirà, come annuncia il ministro, con i lavori. “Enorme quantità di inquinamento in meno – sostiene Salvini – in aria e acqua, in via di quantificazione. Enorme risparmio di tempo e di soldi per chi userà il Ponte più green e innovativo del mondo” che verrà fatto con l’acciaio dell’Ilva, altrettanto “Green” che sembra essere ormai la parola passepartout per ogni cosa.

Il progetto riparte per la quinta volta, a oltre 54 anni dal primo concorso di idee del 1968. La società concessionaria Stretto di Messina Spa venne costituita nel 1981 dal presidente del Consiglio Francesco Cossiga e con Arnaldo Forlani al governo. Il decreto ricostruisce la società concessionaria, passando dalla revoca dello stato di liquidazione della vecchia Spa stabilito per legge dal governo Conte II. Si riparte dal progetto definitivo di Impregilo, ora Webuild, approvato nel 2011, ma il decreto prevede che una relazione del progettista dovrà attestare la rispondenza al progetto preliminare e indicare le misure necessarie per adeguare e aggiornare l’opera in occasione del progetto esecutivo, tenendo conto anche dell’evoluzione tecnologica e dei costi e dei materiali. La durata della progettazione esecutiva è otto mesi, per la costruzione del ponte serviranno poco più di sei anni.

Michele Longo, direttore ingegneria Webuild, ascoltato in audizione parlamentare il 18 aprile, ha riferito che “la ditta ha l’unico interesse di realizzare l’opera e pertanto si mette a disposizione del Paese per avviare i lavori prima possibile”. L’importo relativo alla costruzione del ponte, come sola opera di attraversamento, è di circa 4.5 miliardi di euro, corrispondente a circa il 40 per cento del valore totale del sistema infrastrutturale che include il ponte e tutte le opere accessorie” ha spiegato Webuild. “Il restante 60 per cento è infatti relativo a un complesso di opere di collegamento e potenziamento della rete stradale e ferroviaria sui versanti Sicilia e Calabria, e a un numero considerevole di interventi di riqualifica del territorio e di mitigazione del rischio idrogeologico”.

Ma il ponte rappresenta solo il 4% per cento dei 110 miliardi di euro di investimenti totali in infrastrutture ferroviarie e stradali attualmente previsti per la direttrice Alpi-Sicilia, parte italiana del corridoio strategico europeo Scandinavo-Mediterraneo. Salvini ieri ha affermato che una parte li chiederà alla Bei. “Sul ponte bisogna osare – ha dichiarato il vicepremier – L’Italia è la patria del Rinascimento. Se Michelangelo, Raffaello, Leonardo da Vinci non avessero osato e se fossero passati da una commissione costi-benefici, oggi non avremmo quello che hanno fatto loro. Penso alle chiuse sui Navigli pensate da Leonardo… con i 5 Stelle non ci sarebbero state, chi contesta questa opera necessaria per l’Italia e Ue non contesta il Governo o la Lega ma fa un torto a centinaia di ingegneri che in questi cinquant’anni hanno lavorato sul ponte. Si tratta del ponte non realizzato più studiato e atteso al mondo”.

Ma ovviamente parte dell’opposizione è contraria: per Pd, 5 stelle e Verdi c’è altro da fare. “Urge un dibattito con il coinvolgimento popolare ai sensi del codice appalti, contro un uso strumentale della decretazione d’urgenza. Un atto doveroso per tutelare le risorse pubbliche, la carta costituzionale e le generazioni future” ha detto in aula il senatore del Pd Lorenzo Basso, annunciando un referendum. “Il nostro obiettivo non deve essere quello di realizzare il ponte sullo Stretto da 15 miliardi di euro, ma di trovare risorse per far fronte all’emergenza del dissesto idrogeologico e per le regioni alluvionate che stanno già pagando il prezzo della crisi climatica” sostiene Bonelli, mettendo insieme due cose che non c’entrano niente.

Diverso l’atteggiamento di Italia Viva: “Noi siamo a favore del ponte sullo Stretto senza se e senza ma – ha affermato Raffaella Paita –. Si tratta di un’opera fondamentale per lo sviluppo della Sicilia e dell’intero Paese. Ora però il governo si metta al lavoro per realizzarlo. Investire sulle infrastrutture e progettare il futuro sono elementi essenziali per l’azione politica di una forza riformista”

Annarita Digiorgio

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