All’indomani delle elezioni canadesi che hanno incoronato Mark Carney e il Partito liberale, L’Ora del Riformista di ieri, dal titolo “La Riscossa liberale”, si è articolata commentando questa ventata politica di novità. Al dibattito, moderato da Aldo Torchiaro, hanno partecipato il direttore, Claudio Velardi, Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Piercamillo Falasca, direttore de L’Europeista , Maria Chiara Fazio, vicepresidente di Noi Moderati e delegata all’assemblea del Ppe, Paolo Guzzanti, editorialista de Il Riformista, Valeria Pernice, membro del direttivo di Orizzonti Liberali, Maurizio Stefanini, giornalista e saggista e Debora Striani, vicepresidente dell’Assemblea nazionale di +Europa.

La discussione è entrata nel vivo con il commento del prof. Benedetto sul recente verdetto politico arrivato da Oltreoceano: «Il risultato delle elezioni in Canada, Paese membro del G7, è un messaggio forte. Il primo ministro Carney ha vinto spostando nettamente il partito su posizioni più moderate». Sul tema ha proseguito Stefanini: «Il partito liberale canadese è stato rilanciato dal fatto che ha rappresentato lo schieramento di raccolta contro l’annessionismo trumpiano. Era successo lo stesso in Groenlandia – ha specificato – con un partito minore che è diventato il gruppo di risposta alle posizioni del presidente americano».

In collegamento da Valencia, al congresso del Ppe, è intervenuta Fazio sulla posizione del partito: «Il Ppe nasce quasi con la nascita dell’Europa. Quando parliamo di dazi e di economia non possiamo omettere che la comunità europea nasce proprio come unione di libero mercato e libera circolazione. Questo per noi non è negoziabile». Pernice ha poi riflettuto sull’identità liberale, in un momento che sembra propizio: «Qual è il ruolo che un partito liberal democratico deve avere? Dobbiamo essere la voce della ragionevolezza e della speranza che non illude, ma costruisce». Successivamente Guzzanti ha espresso il suo punto di vista: «La vittoria dei liberali in Canada è stato un grande punto di svolta, il punto della fine di un certo tipo di rapporto con gli Stati Uniti. Adesso abbiamo questa fortuna enorme, il Canada vuole noi, vuole il Regno Unito e Bruxelles».

In seguito Velardi ha lanciato un messaggio: «Se una delle prime economie del mondo decide di andare contro Trump, sono segnali importanti, che devono comunicarci che possiamo lavorare con maggiore determinazione quei principi liberali e di mercato: i soli che possono dare risposte a queste crisi di crescita della globalizzazione». La parola è passata a Striani che ha interpretato gli ultimi risultati elettorali anti-Usa: «In Groenlandia il partito liberale ha avuto una linea molto indipendentista e così anche in Canada. Nessuna democrazia vuole essere il giardino di un’altra superpotenza». In conclusione Falasca si è pronunciato sulla posizione di Trump: «L’errore storico che ha fatto è stato quello di partire in una guerra commerciale contro tutti gli altri poli d’interesse americani, Europa inclusa. Pensa di dover liquidare la questione ucraina e ritirarsi nel suo impero continentale. Questo grande azzardo è destinato a fallire».