Il privato che ruolo può avere nel percorso educativo? Prima ancora di rispondere a questa domanda ci dovremmo chiedere se nel 2024 in Italia è possibile dialogare sul ruolo di tutti i soggetti, privato compreso, nel percorso educativo, scolastico e formativo senza preconcetti. A guardare il dibattito pubblico direi di no, non è possibile. Per riuscirci dobbiamo forse essere più realisti e meno ideologici, guardare la realtà e non pensarla. Se interessa il futuro e la crescita dei ragazzi dovremmo guardare con realismo le esperienze che arrivano da tutti quei soggetti che si muovono per creare occasioni, soggetti privati compresi, in maniera critica ma oggettiva.

Questo significa che la tutela dei ragazzi, il controllo e la verifica del pubblico debbano venir meno? Affatto. La Scuola di Scienze Aziendali e Tecnologie Industriali nasce a Firenze nel 1985, quasi 40 anni fa, dall’impulso di alcuni imprenditori, tecnici e addetti ai lavori, per rispondere in modo concreto alla carenza di personale qualificato. Un post diploma professionalizzante stile ITS, ma 25 anni prima: chi ha visto questa scuola, ha visto la scuola del futuro. Tra i soci fondatori c’è il Comune di Firenze, la Città Metropolitana, la Camera di Commercio e Confindustria Firenze. 40 invece i soci sostenitori, che in altre situazioni sono quelli che versano una quota e tutto finisce lì, qua però nessuno può restare fermo a guardare, tutti sono chiamati a collaborare ai percorsi formativi e ad ospitare i tirocinanti, perché senza l’insegnamento degli addetti ai lavori e la “prova del nove” del tirocinio, i ragazzi non avrebbero quelle competenze e capacità che da soli non possono riuscire ad avere.

A raccontarmi di questa esperienza sono il Presidente Claudio Terrazzi e la Direttrice Guya Berti. Giovani quanto basta per capire le ambizioni, le paure, la scoperta dei talenti o dei fallimenti dei ragazzi. Non più così tanto ragazzi per capire le necessità ma anche le preoccupazioni delle imprese, si perché come ci raccontano “non passa giorno che non squilli il telefono o arrivino mail da aziende che cercano ma non trovano. Non trovano figure professionali con conoscenze e competenze”. Guya apre il telefono e snocciola gli ultimi messaggi: “Gli amministrativi sono ricercatissimi, un esempio sono gli studi dei commercialisti: in alcuni casi, senza giovani, alcuni studi anche molto ben avviati, rischiano di chiudere”.

In questi decenni i numeri complessivi parlano chiaro e descrivono il percorso: 2.700 diplomati, oltre 900 aziende che hanno ospitato i ragazzi per lo stage, 30 destinazioni estere e soprattutto il 95% dei ragazzi che trova occupazione, coerente con il percorso di studio. Gestione di impresa è il corso attivo dal 1985. Si articola in tre semestri, il primo ha un compito molto chiaro: portare tutti i ragazzi, che provengono da percorsi diversi, ad uno stesso livello di conoscenze. Insieme alle competenze economiche di base si trova un forte approfondimento delle lingue e di informatica e metodi didattici dedicati alle soft skills, le competenze trasversali, come preparare un curriculum, affrontare colloqui, ma anche dialogare tra pari o lavorare in gruppo. Successivamente nel secondo semestre si scelgono le specializzazioni: Amministrazione e controllo di gestione, Tecnologie Industriali e Digital marketing e commerciale che prevedono aula per sei mesi con materie di riferimento degli indirizzi.

La specializzazione di Marketing invece prevede tre mesi d’aula e tre mesi di stage all’estero presso aziende o istituzioni italiane estere. L’ultimo semestre è uguale per tutti: tirocinio in azienda. “Chi torna da questi percorsi esteri ma anche dal tirocinio semestrale, lo fa con una maturità acquisita che è evidente nei loro volti e sono tanti i genitori che ringraziano perché vedono i figli cambiati”, dice la Direttrice. 18 mesi intensi in cui non mancano le regole. Si chiede serietà: ci sono regole su assenze, rispetto orario, comportamento. Per le famiglie è un investimento di risorse, per i ragazzi anche di tempo, fondamentale concentrarsi ed impegnarsi. “Da 40 anni è così e funziona – racconta il Presidente – il rapporto con le aziende e il mondo del lavoro è fondamentale per capire le esigenze, i tirocini fanno la differenza perché si conosce la realtà dopo averla studiata. Per noi lo stage è fondamentale e deve essere fatto con una serietà che chiediamo ai ragazzi ma anche alle aziende che ospitano. Tutti sono parte integrante del percorso”.

Dopo 38 edizioni dei percorsi, Berti e Terrazzi parlano all’unisono: “Possiamo dire che i ragazzi entrano in un’azienda e sanno come funziona, poi avranno tutto il tempo per migliorare, crescere ancora di più, realizzarsi, ma hanno gli strumenti per farlo. Non sarà un caso se ai nostri corsi si iscrivono ragazzi appena diplomati ma anche chi ha provato l’università e ha capito che non era la sua strada e sempre di più persone che lavorano e vogliono trovare un’altra occupazione”. Basterebbe questo per capire l’utilità di questi percorsi, privati ma che a tutti gli effetti fanno parte integrante dei percorsi educativi, ma c’è una domanda che voglio fare dall’inizio di questo dialogo: come vi sentite quando vedete i ragazzi che finiscono e poco dopo iniziano a lavorare? “Una soddisfazione che non riesco a descrivere con le parole – inizia la Direttrice Berti – quindi mi aiuto con la mia passione: il calcio. È come quando la tua squadra segna un gol, e quando ci sono ragazzi che dopo si iscrivono all’università, allora la squadra a cui segni ha la maglia a strisce”.

È la volta del Presidente Terrazzi. “Sette anni fa ho accettato di fare il presidente perché da imprenditore accoglievo i ragazzi in stage e vedevo, in loro ed in noi in azienda, una grande soddisfazione e mi rendevo conto che stavamo facendo una cosa utile e bella. Utile e bella per l’azienda ma anche per i ragazzi. Ho capito che tutti in un certo qual modo possiamo essere educatori e gli educatori non puntano il dito se qualcosa non va per il verso giusto ma si mettono a disposizione”. Statale o non statale, privato, formazione professionale o post diploma, come sarebbe utile e bello parlare dei ragazzi e di come possiamo aiutarli nel percorso educativo che scelgono. Perché tutti possiamo essere educatori e gli educatori non puntano il dito ma si mettono a disposizione.