Nel cuore pulsante della vita, la comunicazione si erge come l’architetto delle relazioni. Un dialogo in cui pensieri ed emozioni si dipanano con eleganza, senza mai calpestare i diritti e la dignità degli interlocutori è una comunicazione di tipo assertivo. Questo stile comunicativo non solo consente un’espressione aperta, ma anche uno scambio di qualità.
Essere assertivi diventa un’arte, un modo di confezionare il nostro messaggio con cura, affinché possa raggiungere il destinatario in modo profondo e significativo. Ogni parola è un filo tessuto con l’intenzione di promuovere la comprensione reciproca, trasformando la comunicazione in un delicato balletto di connessioni interpersonali. Nel vasto panorama delle interazioni umane, la comunicazione assume sfumature intriganti e complesse ed esistono varie modalità di comunicazione. C’è la comunicazione passiva, dove le preoccupazioni restano silenziose e le opinioni si piegano alla volontà degli altri per accontentarli ed essere approvati.

E l’altro estremo, la comunicazione aggressiva, dove bisogni e opinioni vengono espressi con forza, ignorando le sfumature degli altri. Questo approccio, purtroppo, crea un terreno ostile dove il proprio desiderio primeggia sopra la comprensione reciproca, generando tensioni. E poi c’è una comunicazione passivo-aggressiva, dove la rabbia si maschera dietro parole gentili e gesti affabili. Un intricato labirinto di dolci parole e piccoli dardi scoccati con la lingua. Spesso lungo il percorso della nostra vita, sviluppiamo abitudini comunicative che oscillano tra la passività e l’aggressività. Non di rado, ci ritroviamo a essere dominati da uno di questi estremi, rendendoci conto col tempo che entrambi comportano conseguenze negative. Ecco dove entra in scena la flessibilità, una chiave essenziale dell’assertività. Essere flessibili implica la consapevolezza che, così come abbiamo imparato a comunicare in modo inefficiente, possiamo altrettanto imparare a essere assertivi. La trasformazione diventa possibile solo quando comprendiamo il potenziale di plasmare il nostro comportamento per diventare versioni migliori e più soddisfatte di noi stessi.

Abbracciare le fondamenta dell’assertività ci apre le porte a una comunicazione potente, permettendoci di esprimere i nostri desideri con chiarezza, tracciare confini senza esitazioni e gestire le differenze attraverso una negoziazione senza frizioni anziché lasciarle nell’oscurità dell’incomprensione. Siamo immersi in una miriade di schemi mentali che determinano la rappresentazione che abbiamo di noi stessi e il modo in cui ci trattiamo. All’interno di tali schemi risiedono anche le aspettative che abbiamo nei confronti delle nostre azioni. Quando il nostro schema mentale personale è intriso di negatività, la comunicazione diventa un problema: ci troviamo speranzosi che gli altri ci dicano cosa fare o, al contrario, cerchiamo di imporre la nostra volontà. L’assertività svolge un ruolo cruciale nel processo di costruzione di una prospettiva positiva su chi siamo e su ciò che facciamo. Prospettiva che ci consente di rispondere con intelligenza alle domande provenienti dall’esterno, guidando le nostre interazioni con fiducia e saggezza.

I nostri comportamenti difensivi sorgono dall’ombra dei pregiudizi e dalla paura, manifestandosi come reazioni tempestose al timore di essere messi alla prova, attaccati o sfidati. Sono i figli ribelli dell’insicurezza. Un individuo intrinsecamente sicuro di sé, al contrario, abbraccia senza timori punti di vista divergenti e stili di vita non perfettamente in sintonia col proprio. Il vero problema giace nel fatto che questi atteggiamenti difensivi spesso scatenano una mancanza di comprensione o addirittura un’inaccettabile aggressività verso gli altri. La diversità, anziché essere accolta come un’opportunità di arricchimento personale e collettiva, viene percepita come una minaccia personale, un campo di battaglia. Il cuore della questione risiede nella capacità di riconoscere e mettere in discussione questi comportamenti difensivi, fondamentale tassello dell’assertività. Con messaggi in prima persona tipo “Io sento …” o “Io provo …”, il dialogo diventa più coinvolgente e autentico: niente difese, solo connessione!

Ascoltare qualcuno e, anziché rispondere subito con le nostre parole, provare a creare un rimando fedele delle sue emozioni e pensieri fa sì che le nostre parole diventino un riflesso amorevole di ciò che l’altro ha condiviso. “Mi stai dicendo che…; se ho ben capito, ti sei sentito…”, diventano la via regia per incanalare l’empatia aprendo una finestra nell’anima dell’altro senza distorsioni. E non facciamo mancare i segnali di contatto. L’arte della comunicazione va ben oltre le parole: è un linguaggio di sguardi benevoli, sorrisi e cenni di assenso. Non semplici gesti, ma potenti dichiarazioni di presenza incoraggiante e rassicurante. Come anche non dimentichiamo mai di regalarci momenti di connessione autentica imbrigliandoci nei racconti degli altri, un’apertura sincera in cui ognuno ha il suo spazio per condividere esperienze, ansie e vissuti. Questo non è solo un momento di confidenza, ma un’opportunità per elaborare insieme quelle emozioni che, se trattenute, potrebbero assumere valenze negative. In definitiva, è attraverso l’arte dell’ascolto attivo ed empatico che si costruisce il fondamento di una comunicazione efficace. Parlare e ascoltare si intrecciano come due passi complementari che ci avvicinano nel dialogo della vita. Ha ormai quarant’anni il famoso brindisi natalizio dell’Avv. Giovanni Covelli nel film di Vanzina: ironico esempio di riuscita comunicazione assertiva?