Non basta la drammatica morte di Satnam Singhi, il 31enne di nazionalità indiana morto ieri al San Camillo di Roma dopo essersi tagliato un braccio durante il lavoro nei campi agricoli di Latina. Poteva essere salvato ma era irregolare sul territorio italiano e lavorava in nero così i gestori dell’azienda agricola Lovato, o meglio i caporali, hanno pensato solo a scaricare il corpo in fin di vita fuori alla sua abitazione, poggiando il braccio tagliato su una cassetta della frutta. Momenti drammatici, così come raccontato anche dalle prime persone che hanno soccorso il 31enne, tra cui la moglie che invitava invano i suoi ‘capi’ a portarlo in ospedale. Momenti che però non finiscono qui perché in Italia c’è anche leggerezza sull’informazione e ieri sera, mercoledì 19 giugno, gli italiani hanno dovuto assistere un servizio del Tg1 che definire indecente è un complimento.

La “leggerezza” del Tg1

Nel filmato viene intervistato Renzo Lovato, padre di Antonello, titolare dell’azienda agricola dove lavorava Satnam (l’uomo è al momento indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso). Lovato sr non solo vomita parole orribili ma non viene nemmeno interrotto dal giornalista (almeno così emerge dal montaggio del servizio) che non arriva a porre l’unica domanda giusta da fare, ovvero “perché il bracciante non è stato portato in ospedale?”. Dettagli a parte, l’insensibilità di Renzo Lovato è tutta nelle sue dichiarazioni: “Avevo avvisato il lavoratore di non avvicinarsi al mezzo, ma lui ha fatto di testa sua. Una leggerezza, purtroppo costata caro a tutti”.

Camusso presenta interrogazione contro “Tele Meloni”

Alle parole, raccapriccianti, dell’uomo non sono seguite le obiezioni di “Tele Meloni” sottolinea più di un utente su X, ribandendo ancora una volta critiche alla “poca” oggettività del primo canale della televisione pubblica. L’ex leader della Cgil oggi senatrice del Pd Susanna Camusso annuncia interrogazione parlamentare sul servizio del Tg1.  “L’edizione delle 20 di ieri sera affronta la sconvolgente vicenda della morte sul lavoro di Satnam Singh sbagliando proprio tutto. Abbiamo dovuto aspettare il 17esimo minuto per apprendere delle informazioni rispetto al tragico episodio”. Camusso poi aggiunge: “In apertura del servizio la voce scelta per narrare la vicenda è stata proprio quella del padre del datore di lavoro, indagato per omicidio e omesso soccorso, il quale si avventura in affermazione raccapriccianti, affermando che ‘il lavoratore ha fatto di testa sua; è stata una leggerezza, una leggerezza che è costata cara a tutti’. Mi preme ricordare – sottolinea Camusso – che sono i datori di lavoro i responsabili della sicurezza sui luoghi di lavoro e che quando un determinato lavoro richiede l’utilizzo di un macchinario particolarmente pericoloso, è sempre il datore di lavoro a doversi assicurare che siano presenti tutti i dispositivi di sicurezza necessari e che siano funzionanti. E no, dire ‘non avvicinarti al mezzo’ non rientra fra i dispositivi di sicurezza; cosi come – ricorda Camusso – scaricare per strada il corpo di un uomo che è stato appena ferito e mutilato non rientra nelle pratiche di primo soccorso, sempre in carico al datore di lavoro”.

Poi l’obiezione: “Il giornalista della Rai forse avrebbe potuto chiedere al signore intervistato perché suo figlio non abbia chiamato immediatamente il 118, invece di far intendere nella narrazione del servizio che sono stati i colleghi braccianti e i caporali presenti sul luogo dell’incidente, ad astenersi dalla richiesta di soccorsi. E, ancora, seconda domanda, come mai il bracciante lavorava per lui senza un contratto di lavoro regolare e sotto caporali? Rispetto ad un tema così importante – rileva la senatrice del Pd – non è sicuramente questo l’approccio che ci aspettiamo dal servizio pubblico, il cui unico scopo dovrebbe essere quello di informare la cittadinanza piuttosto che rilasciare giudizi finalizzati a far negare le proprie responsabilità. Stiamo depositando una interrogazione parlamentare su quanto avvenuto, perché – conclude Camusso – chiederemo conto alla Rai e al Dicastero di riferimento di relazionare su questo approccio comunicativo letteralmente vergognoso”.

Giovanni Pisano

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