Il Sudafrica ha scelto il suo nuovo presidente e lo ha fatto confermando Ciryl Ramaphosa al comando della nazione. Il candidato dell’Africa National Congress è riuscito a essere rieletto grazie ad articolate trattative politiche che hanno permesso di mettere insieme un cartello di ben cinque partiti. Le elezioni politiche infatti avevano tolto per la prima volta la maggioranza assoluta al partito di Nelson Mandela, sceso dal 57% al 40% in meno di cinque anni. La nuova società sudafricana si è sentita presa in giro da quelli che chiama in maniera sprezzante “diamanti neri”, i tanti dirigenti dell’Africa National Congress che si sono enormemente arricchiti grazie a cattivi amministrazioni che sono spesso finite nel mirino della magistratura.

Gli sherpa dello storico partito sudafricano hanno così creato una nuova alleanza che coinvolge il secondo partito più votato del paese, vale a dire Democratic Alliance (AD), un partito liberale di centrodestra che raccoglie i voti della minoranza bianca, ma che ha saputo attrarre anche molti elettori neri scontenti ottenendo oltre il 21% delle preferenze. Insieme a loro il Partito del Fronte Patriottico, politicamente di destra, Inkatha Freedom Party, socialmente conservatore e con un forte nazionalismo Zulu ed il piccolo partito chiamato GOOD che vanta un solo seggio in parlamento.

Un cartello politico variegato e complesso che è andato a formare un Governo di Unità Nazionale (GNU) e soprattutto che dopo trent’anni di potere assoluto costringe l’Anc a scendere a patti con la minoranza bianca che ha ancora un peso economico e sociale molto rilevante in Sudafrica. All’opposizione resta uMkhonto weSizwe (Lancia della Naizone) il partito dell’ex presidente Jacob Zuma che ha ottenuto il 15% delle preferenze e il movimento marxista-rivoluzionario Economic Freedom Fighters che a queste elezioni presidenziali ha votato per il suo leader Julius Manema.

Questi due partiti maggiori insieme ad altre sigle minori hanno creato quello che è stato chiamato caucus progressista. Intanto il GNU (Governo di Unità Nazionale) sembra aver tranquillizzato i mercati, in fibrillazione all’indomani dei risultati elettorali. Questo cartello politico sta cercando un equilibrio centrista, mettendo all’opposizione tutti i partiti più a sinistra, soprattutto quelli con programma rivoluzionari come gli Economic Freedom Fighters che vorrebbero espropriare i bianchi delle loro terre per ridistribuirle ai neri.

Resta da capire però quanto questa nuova alleanza si dimostrerà solida, perché all’interno dell’Africa National Congress sono molti le voci dissonanti che non vorrebbero allearsi con il partito della minoranza bianca ed il vecchio partito di Mandela rischia una spaccatura con una quota di parlamentari pronti ad allearsi con Zuma. Intanto a Ciryl Ramaphosa sono già arrivate le congratulazioni dei grandi del mondo, anche se va sottolineato che i primi a complimentarsi sono stati la Cina e la Russia come a rimarcare quanto sia solida l’alleanza economica dei Brics che vede il Sud Africa alleato di Pechino e Mosca oltre che di India e Brasile.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi