Era il Brics di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. E ora apre le porte anche ad Iran, Argentina, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Un ampliamento notevole, il secondo nella storia dell’unione, quello di Johannesburg dove in questi giorni il gruppo delle economie emergenti si è riunito per la quindicesima volta, celebrando i nuovi annunciati ingressi: 40 Paesi erano interessati ad entrare nel summit rappresentante il 25% del prodotto interno lordo mondiale (col 42% della popolazione del globo), e in 23 avevano fatto domanda per unirsi nella sfida all’occidente.

L’adesione dei sei stati membri avrà effetto dal primo gennaio 2024, così come precisato dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa. Con i nuovi ingressi il gruppo arriverà a rappresentare il 36% del Pil mondiale e il 46% della popolazione globale.

Sulla decisione pesa l’influenza della Cina. Pechino ha imposto come unico requisito per l’ampliamento l’adesione dei nuovi membri alla New Development Bank l’ “istituzione finanziaria, con sede a Shanghai che ha iniziato a sostenere progetti di sviluppo nei paesi di maggior interesse cinese, come l’Arabia Saudita e l’Iran.

La potenza economica di questi nuovi membri, in particolare i sauditi, avvicina Xi all’obiettivo di raggiungere una capitalizzazione di 100 miliardi di dollari, moneta con cui opera la banca, ma con l’espansione dei Brics “+ 6”, potrebbe emergere un sistema che favorisca scambi più ampi tra i membri, utilizzando le loro valute nazionali.

Nel vertice non sono state affrontate né l’idea di una moneta comune (uno degli obiettivi discussi precedentemente) né l’imbarazzo legato al disastro aereo in Russia.

Redazione

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