Il Sudafrica è sempre stato un forte sostenitore della causa palestinese ed anche nel nuovo conflitto Pretoria ha preso totalmente le parti dei palestinesi chiedendo la chiusura dell’ambasciata israeliana nel paese e minacciando di portare alla Corte Penale Internazionale Benjamin Netanyahu come criminale di guerra.

Nelle scorse settimane il Sud Africa ha più volte invocato la fine del conflitto sostenendo la necessità della creazione di due Stati. Anche in seno all’Unione Africana, spalleggiato da molti dei paesi arabi, il Sudafrica ha cercato di far passare una mozione di forte condanna nei confronti di Israele, ma l’organizzazione degli stati africani ha poi scelto una dichiarazione molto più edulcorata. Ora il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, spinto da un parlamento molto risoluto, ha dichiarato che tutti i sudafricani con doppia nazionalità che stanno combattendo in Israele al ritorno in patria potrebbero essere processati per crimini di guerra e potrebbero perdere la cittadinanza sudafricana.

Il ministro degli Esteri di Pretoria ha dichiarato che la partecipazione a quello che noi definiamo un genocidio non sarà perdonato e chi si è arruolato nell’esercito israeliano ne pagherà le conseguenze. Non c’è ancora un elenco ufficiale dei cittadini con doppia nazionalità che hanno risposto alla chiamata alle armi di Israele, ma appare chiaro che il Sud Africa guidato dall’African National Congress, il partito di Nelson Mandela, ha scelto di percorrere la via del compromesso.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi