Una vicenda surreale
Il triste record di Samuele, da un anno e mezzo niente scuola ‘grazie’ alle istituzioni: “Sua dignità calpestata ogni giorno”
Quando mesi fa titolammo che la disabilità non abita a Napoli, qualcuno a palazzo San Giacomo si risentì dell’articolo e sui social provò a correre subito ai ripari, specificando che nella questione di Samuele, un ragazzino di 15 anni che da un anno e mezzo sta ancora aspettando di iniziare la scuola superiore, il Comune di Napoli non era competente.
Siamo arrivati al 20 dicembre 2024 e ad oggi sono due le certezze: la prima è che ovviamente la campanella per Samuele, regolarmente iscritto all’istituto Giustino Fortunato di Napoli, non è mai suonata, la seconda è che la scorsa estate una sentenza del Tar della Campania, dopo i ricorsi presentati dallo studio legale Mangiapia che segue la vicenda, attribuì la competenza proprio al comune di Napoli, invitando gli amministratori partenopei a risolvere la questione e, in sostanza, ad assegnare un operatore socio sanitario al 15enne disabile.
La disabilità di Samuele e l’inadeguatezza delle istituzioni
Cosa è cambiato in questi mesi? Nulla. Samuele è ancora agli ‘arresti domiciliari’ mentre la macchina burocratica continua a perdere tempo tra riunioni insufficienti, bandi per le cooperative e fondi, già tagliati per l’assegno di cura, da trovare per garantire il servizio di un professionista sanitario al fianco di un ragazzino affetto da tetraparesi spastica (una forma di paralisi che coinvolge contemporaneamente la muscolatura volontaria di tutti e quattro gli arti) e da diabete di tipo uno.
Per andare a scuola, che resta un suo diritto, Samuele ha bisogno della presenza di un operatore socio sanitario e non di un operatore socio assistenziale che negli istituti campani rappresenta comunque un miraggio. Samuele ha infatti bisogno di un monitoraggio costante durante le lezioni. Ad oggi, mentre i suoi coetanei hanno iniziato da mesi il secondo anno di scuole superiori, non c’è una figura professionale in grado di seguirlo, di assisterlo, di cambiargli il pannolino, di accompagnarlo in bagno e di aiutarlo con il microinfusore per il diabete che lui da solo non può usare.
La madre: “Dignità mio figlio calpestata ogni giorno”
Verrebbe da aggiungere, considerato il suo caso (ma c’è ne sono anche altri), che la disabilità abita a Napoli solo per chi, economicamente, può permetterselo. Per tutte le famiglia ‘normali’ è una corsa ad ostacoli quotidiana. “Da mesi ho collezionato solo rassicurazioni” commenta amareggiata Manuela Udito, mamma di Samuele. “Mi davano una data e puntualmente slittava sempre tutto nonostante sottolineassero che ‘ci stavano mettendo la faccia’. Alla fine l’unica cosa certa è che la dignità di mio figlio continua ad essere calpestata giorno dopo giorno”.
La riduzione dell’assegno di cura (con rendicontazione)
A tutto questo c’è poi “la riduzione dell’assegno di cura” aggiunge mamma Manuela, che denuncia l’ennesimo paradosso che cristallizza, ancora di più, quel titolo mal digerito: “Oltre alla riduzione le spese adesso vanno anche rendicontate ma accudendo un figlio disabile grave io non posso andare a lavoro e di conseguenza, con un solo stipendio che entra in famiglia e con altri due figli, come faccio ad anticipare le spese per Samuele? Tenendo conto che l’assegno arriva dopo mesi”. Così come è difficile trovare chi è disposto ad aspettare di essere pagato successivamente.
Manuela racconta anche altre vicende gravi come quella di Samuele. “C’è chi, pur di far andare i propri figli a scuola, rinuncia all’infermiere a casa e utilizza quelle poche ore per far stare il professionista in classe con il bambino disabile, riuscendo a coprire a malapena due-tre giorni alla settimana”. Resta dunque la solidarietà e l’associazionismo con Manuela, presidente di “C’era una volta un principe di nome Samuele“, associazione creata insieme ad altre mamme di bambini ‘speciali’, che è riuscita la scorsa estate a raccogliere donazioni sufficienti per finanziare la pedana che serve per trasportare il figlio dal secondo piano, in cui vive, al piano terra.
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