Prenderla, se l’è presa Matteo Salvini. Proprio il giorno in cui avrebbe dovuto incontrare Marine Le Pen (poi il tutto si è risolto con una videoconferenza), che imperdonabile sgarbo il niet (ai tedeschi di Afd e ai francesi di Rassemblement National) pronunciato dal ministro degli Esteri Tajani. Tanto che ieri da Milano il leader della Lega è voluto tornare sul tema: “Sulle questioni europee saranno gli italiani a scegliere col voto l’anno prossimo, ma siccome sono entusiasta di quello che sta facendo il governo italiano, mi piacerebbe che anche in Europa ci fosse la stessa formula”.

Che poi a dirla tutta, al ministro dei trasporti andrebbe bene qualsiasi formula che lo tirasse fuori dall’isolamento in vista delle Europee, che si sta materializzando. In pratica tutti tengono famiglia nella maggioranza, c’è un grande lavorio per mettere insieme Giorgia Meloni con i popolari, l’unico a restare con il cerino in mano rischia proprio di essere lui, Matteo Salvini. Il capo della Lega è considerato in Europa alla stregua di Le Pen e AfD.

I suoi alleati in Europa sono i nemici giurati di Macron, della Cdu e dei socialdemocratici tedeschi. E poi c’è il silenzio di Giorgia Meloni che indispettisce al quartier generale di via Bellerio. Non una parola dalla Presidente del Consiglio, ma tanto esibito distacco, che i suoi interpretano come lontananza dagli affondi che potrebbe ancora provare nelle prossime settimane il suo vicepresidente. La leader di Fratelli d’Italia è davanti alla prova della vita: concorrere all’elezione del prossimo presidente dell’Ue, nobilitare la famiglia dell’Ecr, di cui è presidente e dal cui palco parlerà nel pomeriggio a Varsavia. Lo stesso gruppo dove proprio due anni fa rifiutò l’iscrizione dei tedeschi di Afd e dei lepenisti francesi che come oggi, erano presentati da Matteo Salvini.

Per dire che forse Giorgia Meloni si era già espressa sull’allargamento ed in tempi non sospetti. Ha solo qualche preoccupazione la Presidente del Consiglio: sullo scenario italiano che il baccano che si scatenerà per le prossime elezioni europee non si riverberi sulla maggioranza in Italia. Che un Matteo Salvini ‘alla canna del gas’ non provi a violare il patto siglato da lei e dalla figlia Marina all’indomani della morte di Berlusconi.

Ovvero che non cominci a fare campagna acquisti in Forza Italia, anche per indebolire Antonio Tajani che nelle scorse ore ha annunciato la presenza di Manfred Weber, presidente del PPE, al prossimo consiglio nazionale del partito. Su quello europeo, far digerire ai popolari la presenza scomoda di due suoi alleati, come Morawiecki in Polonia e Abascal in Spagna, ma alla fine dei conti alla premier interessa soprattutto avere un ruolo nella scelta del prossimo presidente Ue, anche a costo di spaccare Ecr.

Per tornare a Forza Italia normale che le acque siano agitate, così che le dichiarazioni di giornata sembrano improntate ad un vecchio adagio, ‘un colpo al cerchio e uno alla botte’. Ad esempio c’è un Alessandro Cattaneo, minoranza forzista, che dice: “Anche la premier Meloni sostiene un disegno politico che vede i conservatori insieme al Ppe, alternativi ai socialisti. Se vogliamo allargare il ragionamento possiamo dire che in Europa manca quello che è accaduto in Italia nel ‘94 e cioè lo sdoganamento delle forze di destra che grazie ad un’intuizione di Silvio Berlusconi entrarono nella maggioranza di governo”.

Più allineata la deputata Deborah Bergamini: “Credo che la stessa Le Pen e gli esponenti di Alternative für Deutschland, se vogliono restare coerenti rispetto al messaggio che hanno sempre dato, siano i primi a non volere ‘compromissioni’ politiche con le famiglie dei popolari o dei conservatori europei. Molti partiti all’interno di Identità e democrazia portano avanti programmi non conciliabili con la liberaldemocrazia. La Lega è una forza di governo consolidata da decenni di storia democratica, quindi è tutta un’altra storia”. Che è come dire, “si aggiunga pure Salvini come junior partner, ma lasci a casa i suoi’. Una netiquette che uno che veniva chiamato ‘il capitano’ vede come il fumo negli occhi.

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Vive a Roma ma è cresciuto a Firenze, è un antico frequentatore di corridoi, ha la passione per Philip Roth e per le melanzane alla parmigiana, predilige il paesaggio della Versilia