Giorgia Meloni è molto abile nel gioco del dibattito parlamentare. Se c’è da rispondere con una battuta a un attacco, non si fa pregare. Ama provocare, ha esperienza di anni di opposizione, sa stare nei tempi di un confronto televisivo. Per chi apprezza la dialettica in politica assistere a uno scontro in Aula è sempre piacevole. Meloni ha vinto le elezioni giocando la carta della coerenza ma la campagna elettorale è finita da un pezzo e la giovane promessa della Garbatella oggi guida uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea.

Meloni ha appena indicato Fabio Panetta come futuro Governatore della Banca d’Italia. Brava, bella scelta. Panetta siede nel board della Banca Centrale Europea e ha ovviamente sostenuto la linea della BCE in questi anni. Eppure la Meloni critica Lagarde ma indica Panetta, scegliendolo in quel “comitato di usurai e affaristi” come ebbe modo di definire – con la nota sobrietà – i signori di Francoforte.

Meloni ha scelto il generale Figliuolo per affrontare l’emergenza in Emilia Romagna. Lo ha fatto perché Figliuolo ha realizzato una straordinaria campagna vaccinale (grazie Draghi, meno male che Conte se ne era spontaneamente andato!). Eppure Meloni definiva la decisione di fare una campagna vaccinale obbligatoria “raggelante, degna di Orwell”. La Premier ha vinto promettendo il blocco navale e la difesa dei confini. Eppure da quando è al Governo lei gli sbarchi sono raddoppiati.

Oggi Meloni sostiene la Nato, dopo che voleva abbandonarla e definiva “una idiozia” il mio sostegno a Stoltenberg nel 2016 sulla Lituania. E che dire delle sue dichiarazioni sull’uscita dall’Euro che “la sorda Germania” avrebbe dovuto accettare?
Al netto della retorica a reti unificate Giorgia Meloni è cintura nera di incoerenza. E glielo abbiamo ricordato in Aula. Ma la verità è che il dibattito non può essere su questi temi. Bisogna fare un salto di qualità.

L’Europa rischia l’implosione. Abbiamo una crisi demografica senza precedenti, siamo sempre meno centrali sull’innovazione tecnologica, non siamo decisivi sul piano finanziario, siamo in ritardo sull’aerospazio e sulle biotecnologie. È tempo di una discussione diversa. È tempo di una politica europea degna di questo nome.

Il Parlamento deve smettere di volare basso quando discute di Europa e tornare ad affrontare le sfide che contano. E il Governo deve rinunciare a qualche battuta e farci capire qual è il disegno, se c’è, con cui Roma vuole contribuire al futuro del Vecchio Continente. Altrimenti continueremo a rinfacciarci battute e polemiche. Ma perderemo la sfida di fondo. Che è la sfida del futuro europeo. Che è la sfida della politica.

Matteo Renzi

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