Matteo Renzi non molla sul caso Open. Il senatore e leader di Italia Viva dal suo scranno di Palazzo Madama lancia un durissimo attacco ai magistrati di Firenze che indagano su di lui e chiede, nel dibattito sul conflitto di attribuzioni tra l’ex premier e la procura, che la Corte Costituzionale valuti se sono stati violati i suoi diritti di parlamentare da parte dei magistrati.

Secondo Renzi, che è accusato di finanziamento illecito nell’inchiesta che vede coinvolti anche gli ex membri del ‘Giglio magico’ come Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Marco Carrai e il presidente di Fondazione Open Alberto Bianchi, “che i pm non abbiano seguito le regole lo ha stabilito la Cassazione”.

Il riferimento è all’ennesimo annullamento dei provvedimenti di sequestro emessi nei confronti di Marco Carrai sul caso Open: i giudici sabato avevano accolto infatti il ricorso contro l’ordinanza di perquisizione e sequestro emessa nel 2019 dal tribunale del Riesame di Firenze.

Secondo la relazione della Giunta per l’immunità i messaggi scambiati su WhatsApp nel 2018, quando Renzi era senatore, vanno considerati come fossero corrispondenza: per questo i magistrati di Firenze avrebbero dovuto chiedere preventiva autorizzazione prima di acquisirli.

Il leader di Italia Viva nel suo discorso da una parte spiega che “non stiamo attaccando la magistratura, noi la rispettiamo”, perché “mente sapendo di mentire chi pensa che stiamo parlando di un senatore che vuole allontanarsi dal proprio processo”. Dall’altra però lancia l’affondo contro i magistrati fiorentini Creazzo, Turco e Nastasi, perché “l’impunità non è consentita a nessuno, non ai parlamentari ma nemmeno ai magistrati. Se c’è un’ipotesi di non rispetto della legge, richiamare l’attenzione di altri magistrati ad andare a verificare è un atto di civiltà. Non stiamo compiendo atti eversivi. Chi viola scientificamente le prerogative dei parlamentari crea una ferita al Parlamento nella sua interezza”.

Renzi torna quindi anche sulla pubblicazione da parte dei quotidiani dell’ormai nota lettera scritta dal padre Tiziano e rivolta a lui: “Non è consentito violentare la vita delle persone, la mia vita è stata messa in pasto a una clamorosa campagna non soltanto di stampa”.

La posizione dei partiti

Sul voto in Aula sulla relazione della Giunta per le immunità sul conflitto di attribuzione contro i Pm fiorentini per il caso della Fondazione Open, l’alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle che si era ‘rinsaldata’ con la Direzione dem di Enrico Letta in cui si era espresso contro i quesiti referendari sulla giustizia, va nuovamente a picco.

A spiegare la posizione è il senatore Stefano Ceccanti: “A me sembra o evidente che sia un’iniziativa del potere giudiziario che sposta palesemente i confini dei rapporti tra poteri violando l’articolo 68 della Costituzione che richiede per questo tipo di iniziative l’autorizzazione della Camera di appartenenza”.

Netto invece il ‘no’ che arriva dal Movimento. A spiegarlo è il ‘leader sospeso’ Giuseppe Conte, che spiega come il voto “non è contro Renzi o per Renzi: è a favore dei principi del M5S. I politici devono difendersi nei processi non dai processi – ha aggiunto Conte – e noi voteremo contro. Anche dal punto di vista tecnico, non ci sono gli estremi per sollevare un conflitto di attribuzione perché andava richiesta una autorizzazione non preventiva, ma successiva”.

Una spaccatura evidente, dato che entrambi i partiti si erano astenuti lo scorso dicembre nel voto in Giunta su Renzi.

Dal centrodestra è arrivato un chiaro sostegno a Renzi, già emerso anche in Giunta per l’immunità. Alberto Balboni di Fratelli d’Italia intervenendo in dichiarazione di voto ha accusato la procura di Firenze di essere “andata avanti pur consapevole di violare la Costituzione” e per questo “voteremo a favore della proposta della relatrice Modena e auspichiamo che tutta l’aula intera abbia il coraggio di affermare che le regole vanno rispettate anche e soprattutto dalla magistratura”.

Voto favorevole anche dalla Lega, come annunciato da Matteo Salvini: “Da Renzi mi separa se non tutto, tantissimo ma non lo combatterò mai a colpi di magistratura”. “Io che sono anche imputato, vorrei essere giudicato da un giudice terzo e imparziale. Non sono contro o pro Renzi, non conosco le carte del suo processo, non giudico i processi altrui ma ritengo indegna la pubblicazione degli estratti conto di un cittadino italiano o la lettera di un padre a un figlio. È indegno di un Paese civile aver pubblicato la lettera con le considerazioni che un padre fa a un figlio e qualcuno dovrebbe pagare per questo errore”, ha spiegato il segretario del Carroccio.

Ovviamente a favore della battaglia di Renzi anche Forza Italia. In aula ha parlato Fiammetta Modena, già relatrice in Giunta per le immunità, che ha ricordato come i senatori “sono chiamati a difendere il nostro ruolo di parlamentari a testa alta. Nessuno di noi intende legare le mani alla magistratura ma chiediamo solo di rispettare la costituzione e le regole. Se si vogliono sequestrare documenti come il conto corrente, le lettere private e cosi via, bisogna fare domanda alla Camera di appartenenza del parlamentare ex ante. Poi la Camera, nel caso di specie il Senato, deciderà se permettere il sequestro o meno“.

Il voto in Aula

Con 167 sì, 76 no e zero astenuti, il Senato ha votato a favore del conflitto di attribuzione contro i magistrati di Firenze sul caso della fondazione Open. A favore di Renzi hanno votato compatti tutto il centrodestra, compreso Fratelli d’Italia, oltre ovviamente a Italia Viva e anche il Partito Democratico, che in Giunta per l’immunità a dicembre si era astenuto assieme ai grillini. Il Movimento 5 Stelle ha invece confermato l’indicazione di Conte, votando ‘no’.

Immediata la reazione di Renzi che sui social ha ricordato come il Senato si sia espresso “con una maggioranza schiacciante perché anche i PM fiorentini rispettino la legge e la Costituzione. Una bella giornata“.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia