Si diradano le nebbie sulla Fondazione Open. Con fatica, passo passo. O meglio, colpo su colpo – come scandisce ultimamente Matteo Renzi – si stanno rimettendo i puntini sulle i. La Corte Suprema ha oggi annullato la terza ed ultima ordinanza del Tribunale del riesame di Firenze ed il decreto di perquisizione e sequestro emesso nel lontano 2019 dalla locale Procura nei confronti di Marco Carrai nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open.

La Cassazione ha altresì ordinato alla Procura di Firenze – con effetto immediato – la restituzione a Marco Carrai di quanto gli era stata a suo tempo sequestrato, vietandole di trattenere copia dei dati. Nello specifico gli erano stati presi un pc e un telefono, dai quali gli investigatori non sembrano aver trovato elementi interessanti. Amico personale di Matteo Renzi, Carrai era membro del Cda della Fondazione Open. Cosa grave, secondo gli inquirenti che lo hanno indagato. Ma non abbastanza da fare strame dello stato di diritto, secondo la suprema corte di Cassazione.

Con questa sentenza il supremo collegio ha chiuso, una volta per tutte, la questione. Compiendo un passo in più, ha statuito che non sussiste neppure l’ipotesi astratta: non esiste il fumus del delitto di illecito finanziamento di partito e che la Fondazione Open ha sempre operato lecitamente per il raggiungimento dei suoi scopi statutari.

Desta più di qualche perplessità la scelta processuale della Procura di Firenze: “soltanto dopo che era stata celebrata davanti alla Cassazione l’udienza di discussione e dopo che quest’ultima aveva rinviato al solo scopo di rendere nota la sua decisione, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio degli imputati, senza attendere di conoscere la deliberazione della Corte”, dichiara l’avvocato di Carrai, Massimo Dinoia.

Matteo Renzi celebra con un post su Facebook: “Ha parlato la Cassazione. E per la quinta volta ha criticato l’azione della procura di Firenze. Chi ha subito le conseguenze di sequestri illegittimi – pubblicati in modo illegittimo – sa che niente potrà risarcire le lacrime e il dolore di questi mesi. Ma oggi c’è un messaggio di speranza per i più giovani: quando parla la giustizia, tace il giustizialismo. Oggi vincono le persone che credono nella giustizia. E non si arrendono, non mollano mai”.

Adesso tutti – sia la Procura sia il giudice dell’udienza preliminare – dovranno prendere atto del responso definitivo della Corte Suprema e trarne, si parva licet, le dovute conseguenze. Chissà se lo stesso farà il tribunale del Fatto, che solitamente motiva le sue sentenze con una raffica di sospetti coloriti da sagaci giochi di parole, tra i quali giova oggi ricordare, a firma del giudice Marco Travaglio, “Passo Carrai”. Chissà se anche quella sentenza verrà riformata.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.