La sfida demografica è opportunità
Invecchiare bene, come progettare la terza e quarta età: la sfida per un domani sostenibile

L’Italia rappresenta un laboratorio demografico unico: un paese in prima linea nell’invecchiamento e nella denatalità, che deve ripensare il futuro attraverso una nuova visione di società. Con il 23% della popolazione oltre i 65 anni – cifra destinata a salire al 35% entro il 2050 – siamo chiamati a rispondere a una sfida epocale: allungare l’aspettativa di vita e al contempo garantire che gli anni in più siano vissuti in salute, dignità e partecipazione attiva.
Come allungare la vita
Fino a due decenni fa, l’invecchiamento era considerato un destino ineluttabile. Oggi, grazie ai progressi della ricerca, conosciamo i meccanismi alla base del deterioramento cellulare e siamo in grado di immaginare interventi capaci di prevenire, ritardare o persino rallentare questo processo. Il concetto non è solo quello di “allungare la vita”, ma di progettare una nuova età, la terza e quarta, con prospettive di ringiovanimento cellulare, città più vivibili, una nuova economia e una cultura del benessere intergenerazionale, al fine di trasformare ogni “giorno in più” in un’opportunità di crescita personale e collettiva.
C’è bisogno di un profondo cambiamento culturale: l’ageismo, quel pregiudizio per cui gli anziani sarebbero “inutili”, va contrastato con una visione che valorizzi l’esperienza, la saggezza e il potenziale delle generazioni mature. Una società che invecchia deve essere inclusiva, capace di garantire giustizia intergenerazionale e di promuovere nuove forme di age management, sia nel mondo del lavoro che nelle politiche sociali. La silver economy, ad esempio, può offrire prospettive di crescita se si riesce a reimmaginare il percorso istruzione-lavoro-pensione, con pause che consentano a ciascuno di curare al meglio i propri legami familiari e sociali.
La sfida demografica è opportunità
Il nostro paese ha il dovere di trasformare la sfida demografica in un’opportunità. È necessario investire oggi nella ricerca, nell’innovazione e in politiche lungimiranti, affinché l’allungamento dell’aspettativa di vita sia accompagnato da un aumento della durata della salute e da una maggiore qualità della vita. Se non agiamo ora, rischiamo di rendere il sistema sanitario e quello previdenziale insostenibili, incorrendo in disuguaglianze crescenti, con effetti drammatici non solo sul piano economico, ma anche sul tessuto sociale della nostra comunità.
L’Italia può – e deve – diventare un modello di riferimento per una società che invecchia bene. Solo con una spinta coordinata tra scienza, tecnologia, economia e cultura potremo garantire un futuro equo, innovativo e sostenibile per tutte le generazioni. Se non oggi, quando? La responsabilità è nostra, per trasformare quel “giorno in più”, che la maggiore aspettativa di vita ci offre, in un giorno pieno di senso e significato.
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