Spendere i fondi europei in opere significative, almeno quelli strutturali del Fondo europeo di sviluppo rurale (Fesr), non è facile. Perchè una programmazione dura sette anni e si sa che in Italia, con l’enorme peso burocratico che grava sugli appalti pubblici, il periodo è troppo breve per realizzare grandi opere. Dunque si deve strutturare una programmazione su più cicli, cosa che i politici non amano. Oppure si deve puntare su lavori in concessione, come avvenuto per la linea 1 e la linea 6 di Napoli, che hanno consentito di portare a termine i lavori. In realtà, ogni politico inaugura ciò che il predecessore ha avviato. Per esempio i recenti lavori di ammodernamento del depuratore di Cuma, i lavori sulla rete dei Regi Lagni con i depuratori di Acerra, Marcianise, Napoli Nord e Foce Regi Lagni, i lavori per la depurazione delle acque dei Comuni del litorale domizio (Grande Progetto Bandiera Blu) sono stati finanziati con fondi europei dalla giunta regionale di Stefano Caldoro (all’epoca avevo la responsabilità dei Grandi Progetti) e condotti sotto la regìa diretta di Palazzo Santa Lucia.

Ma anche altri interventi, come il rifacimento di Via Marina e il dragaggio del porto di Napoli, le fogne di Scafati o la chiusura dell’anello intorno al Vesuvio con la realizzazione dell’uscita della statale 268 ad Angri-Scafati sono frutto della scorsa programmazione. Dunque ci vuole lungimiranza per spendere i fondi europei. Penso che andrebbero sottratti alla regìa regionale e trasferiti a una struttura per il Mezzogiorno, indipendente dai tempi di elezioni varie. Sto pensando alla Cassa de Mezzogiorno? Sì, ma moderna, 2.0 come si dice oggi. Una struttura stabile con molte teste pensanti – economisti, ingegneri, architetti, geologi – non soggetti all’umore dell’elettorato. Solo un’azione costante, sviluppata nell’arco di decenni, può cambiare il volto del Sud. Un caso certamente a parte è il polo tecnico (o dell’innovazione) della Federico II a San Giovanni a Teduccio (nella foto in alto, ndr), opera avviata con un accordo di programma firmato dall’allora governatore Antonio Rastrelli a fine anni Novanta e passato nei decenni da Antonio Bassolino e Stefano Caldoro fino a Vincenzo De Luca. Cosa in questo caso ha funzionato? Semplice: la grande stabilità di pensiero della Federico II, rettore dopo rettore. Ho avuto la fortuna di interessarmene, in un ruolo o in un altro, per venti anni. Si tratta di una spesa di fondi europei apprezzatissima dall’Unione. E oggi è in lizza per il titolo di miglior progetto europeo nella competizione RegioStar, unico progetto italiano.

A metà ottobre avrà luogo la finalissima con la grande cerimonia di premiazione a Bruxelles ed essere invitati rappresenta già un grande onore. Il polo funziona alla grande, non ci sono solo i grandi player della Information Tecnology, ma anche assicurazioni, banche, telefonia e tanto altro. Sta per insediarvisi la grande tecnologia biomedica ma, soprattutto, sta per realizzarsi la grande fusione con arti, teatro, innovazione sociale, turismo e volontariato. Un grande laboratorio di innovazione a 360 gradi, anzi 3D. Qualcosa che tutti ci ammirano. E il palazzo dell’innovazione e creatività è già nella prossima programmazione del Fesr. I fondi europei, dunque, si possono spendere e bene, ma ci vogliono squadre stabili che non mollino mai l’obiettivo.