Bisogna puntare su industria, Difesa e tech
Italia popolo di risparmiatori (comanda il nord) ma gli investimenti restano troppo bassi
Le famiglie italiane hanno 2.211 miliardi di euro. Sul podio c’è Milano (71.671), chiude Crotone (12.964). Investire i depositi europei può generare milioni di posti di lavoro e rafforzare la nostra competitività

Italiani popolo di santi, poeti e risparmiatori. Secondo un’elaborazione di Fabi e Withub su dati di Banca d’Italia e Istat, infatti, le famiglie italiane hanno 2.211 miliardi di euro di risparmi, cioè 37.525 euro pro-capite. Dall’analisi, presentata all’evento “Il piano UE per investire i risparmi degli europei nelle aziende europee”, organizzato da Connact in collaborazione con il Parlamento europeo, è emersa una mappa italiana del risparmio che mostra, da Nord a Sud, le città in cui si risparmia di più e quelle in cui si riesce a risparmiare di meno.
Sul podio troviamo Milano (con 71.671), Biella (con 61.711) e Modena (con 57.238), mentre in coda tutte città del Sud, con le quattro siciliane Catania (16.895), Trapani (15.698), Siracusa (15.659), Ragusa (15.576) e, ultimissima, la calabrese Crotone (12.964). Se, invece dei risparmi, cioè la somma di depositi bancari e investimenti, prendiamo come riferimento i soli depositi bancari (ovvero i soldi in banca delle famiglie), la classifica cambia leggermente, ma rimane la disparità tra Nord e Sud Italia. Al primo posto, infatti, c’è Bolzano con 29.692 euro, Milano è seconda (26.989) e Piacenza è terza (26.869). Nelle prime posizioni anche Belluno (24.912), Sondrio (24.834) e Isernia (24.674). Nelle ultime posizioni troviamo Siracusa (10.711), Trapani (10.580) e Crotone (9.322).
Se allarghiamo lo sguardo sull’Europa, poi, la situazione risparmi non cambia di molto: secondo l’analisi elaborata dal Centro Studi del Circolo Esperia, presentata sempre durante l’evento Connact, il vecchio continente ha uno stock di risparmi di circa 9,5 trilioni di euro – circa tre volte il volume degli Usa – e un tasso di risparmio record, pari al 15% nel 2024 (in Usa è del 5%). Eppure, a fronte di una tale quantità di risparmi, la percentuale di investimenti è bassa e ha modalità conservative. Rielaborando i dati di una ricerca presentata dal MES, in Europa, in media, solo il 31% dei risparmi è investito in azioni e fondi di investimento, ma in generale l’allocazione patrimoniale è avversa al rischio. Se prendiamo gli Stati Uniti, invece, le società di private equity, sempre secondo l’analisi del Centro Studi del Circolo Esperia, con i loro asset in gestione che raggiungono i 12,8 trilioni di dollari, generano una produzione economica pari a quasi 12 milioni di posti di lavoro e il 6,5% del Pil americano (pari a 1,4 trilioni di dollari). L’analisi mostra come, in condizioni di mercato simili, se la metà dei depositi europei fosse investita in operazioni di private equity e venture, si potrebbero generare milioni di posti di lavoro e almeno 500 miliardi aggiuntivi di Pil.
Un quadro che fa il paio con la proposta della Commissione Ue per la creazione “Savings and Investments Union” volta a mobilitare i risparmi finanziari al fine di investire su industria, Difesa e tech e far tornare le imprese europee competitive rispetto ai big player americani, cinesi e non solo.
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