I cambiamenti climatici sono uno dei più grandi pericoli del nostro secolo. Non solo per i concreti rischi ambientali che minacciano l’ecosistema ma anche per la salute. L’ Italia è tristemente prima in Europa e undicesima nel mondo per morti premature da esposizione alle ‘polveri sottili PM2.5’. Solo nel 2016 sono state ben 45.600, con una perdita economica di oltre 20 milioni di euro, la peggiore in Europa. È uno dei dati di Marina Romanello della University College di Londra, estrapolato da un’analisi pubblicata sulla rivista The Lancet sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute, condotta da 35 università.

Romanello è tra gli autori del report “The Lancet, Countdown on Health and Climate Change”, che ha coinvolto almeno 35 enti tra università e istituzioni come l’OMS e 120 ricercatori in tutto il mondo. Il particolato PM2.5 è di piccolo diametro, ed è composto da tutte quelle particelle solide e liquide disperse nell’atmosfera: essendo di piccole dimensioni può penetrare fin negli alveoli polmonari e potenzialmente passare nel sangue. Gli esperti hanno stimato per l’Europa 281 mila morti premature per esposizione alle PM2.5. In pericolo è soprattutto la salute dei bambini e dei neonati (più esposti perchè hanno sistemi immunitario e respiratorio ancora non del tutto sviluppati), con impatto a lungo termine.

La “salute futura di un’intera generazione è minacciata dai cambiamenti climatici – scrivono gli autori del report – se non saranno raggiunti gli obiettivi dell’accordo di Parigi, in primis limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali”. Il cambiamento climatico facilita l’arrivo in paesi come il nostro di nuove malattie infettive come la febbre Dengue e il colera aumentando, via via che salgono le temperature, la possibilità di epidemie anche in paesi normalmente non interessati dall’infezione.

Non è da sottovalutare il caldo che aumenta il rischio di ictus e problemi renali gravi nelle persone vulnerabili, tipicamente gli anziani. Basti pensare che solo per l’Italia si sono contati ben 9,3 milioni di casi in più di over-65 esposti a ondate di calore nel 2017 rispetto al 2000, rileva Romanello. Il dato mondiale riportato su Lancet indica per il 2018 un record di 220 milioni di over-65 esposti a ondate di calore in più rispetto al 2000, con gli anziani che vivono in Europa e Mediterraneo orientale tra quelli più a rischio. Le ondate di calore estremo causano anche povertà, riducendo le ore di lavoro: si stimano in 45 miliardi le ore di lavoro perse in più nel 2018 rispetto al 2000 (1,7 milioni le ore perse in più in Italia, soprattutto nel settore agricolo).

Le difficoltà climatiche causano poi malnutrizione, perché minacciano i raccolti: solo in Italia il potenziale di raccolto si è ridotto per tutte le coltivazioni alimentari di base (dagli anni ’60 quello del mais si è ridotto del 10,2%, quello del grano invernale del 5%, della soia del 7%, del riso del 5%). Il report testimonia quanto sia ormai cruciale il rispetto dell’ambiente e il raggiungimento degli obiettivi proposti dall’accordo di Parigi.

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