In un mondo dove le polemiche fanno più rumore della solidarietà, c’è una storia che merita di essere raccontata. Nella Striscia di Gaza, la guerra non ha risparmiato nessuno, meno che mai chi ha già sulle spalle un peso insopportabile come il cancro. E tra ospedali al collasso e medicine che scarseggiano, alcuni piccoli pazienti non avevano più alcuna speranza. Ma l’Italia ha scelto di intervenire, senza clamore, senza secondi fini, con la sola volontà di salvare delle vite innocenti.

Il 13 febbraio scorso, infatti, 14 bambini palestinesi, affetti da gravi patologie oncologiche, sono stati accolti nel nostro Paese per ricevere quelle cure che, nella loro terra dilaniata non potevano più avere. Un gesto di straordinaria umanità, reso possibile grazie all’impegno concreto del governo italiano e del Ministero degli Affari Esteri, che ha aperto le porte della speranza a chi, senza questo aiuto, avrebbe visto spegnersi ogni possibilità di guarigione.

Sono stati mobilitati mezzi, risorse e strutture sanitarie di eccellenza per offrire loro non solo cure, ma anche dignità, calore e la possibilità di un futuro. I bambini, infatti, sono stati trasferiti con un aereo militare decollato dall’Egitto e, grazie al coordinamento dell’unità di crisi, accompagnati con delle autoambulanze messe a disposizione dalla Protezione Civile all’interno di alcune strutture, tra cui l’Umberto I e il Bambin Gesù di Roma, il Meyer di Firenze, il Niguarda di Milano; il Papa Giovanni XXIII di Bergamo; il Regina Margherita di Torino; gli Ospedali Civili di Brescia e l’Azienda ospedaliera Università di Padova.

Una iniziativa meritevole che fa parte di un progetto più ampio che il Ministero degli Esteri ha fatto partire già attraverso l’operazione “Food for Gaza”, per portare aiuti alimentari alla popolazione colpita dalla guerra, e che fa seguito all’intervento della Nave Vulcano – unità di supporto logistico della nostra Marina Militare che – sempre lo scorso anno – dall’Egitto ha trasportato altri 14 bambini palestinesi in Italia bisognosi di cure.

Non servono manifestazioni di piazza, urla, proteste, proclami, né gesti simbolici per cambiare il destino di chi soffre. Servono decisioni responsabili, e un governo capace di agire. perché il cancro non aspetta la pace, e non conosce tregue. E l’Italia ha dimostrato ancora una volta di essere dalla parte giusta: quella dei fatti, non delle chiacchiere. Forse, ogni tanto, è giusto ricordarlo.

Claudia Conte

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