Chi dava per scontata la candidatura di Roberto Fico a sindaco di Napoli, probabilmente dovrà ricredersi. Non solo per le perplessità espresse da molti autorevoli esponenti del centrosinistra e dall’entourage del governatore Vincenzo De Luca, pronto a schierare un “suo” candidato civico. A cambiare gli equilibri all’interno del “campo progressista”, come i vertici dem l’hanno definito in tempi non sospetti, è Roberto Gualtieri che ieri si è detto pronto a correre per il Comune di Roma in rappresentanza del Partito democratico.

L’ultima parola spetterà al neosegretario dem Enrico Letta; certo è, tuttavia, che la disponibilità dell’ex ministro dell’Economia c’è. Ed è altrettanto sicuro che la candidatura di Gualtieri in contrapposizione a quella di Virginia Raggi, già indicata da Beppe Grillo e dal ministro Luigi Di Maio come alfiere del Movimento 5 Stelle a Roma, impedisce a dem e pentastellati di presentarsi fianco a fianco alle comunali di Napoli. Finora molti analisti e addetti ai lavori hanno ragionato come se la coalizione Pd-M5S nel capoluogo campano fosse cosa fatta. Lo suggerivano in modo inequivocabile, d’altra parte, la “santa alleanza”  stretta tra le due forze politiche a sostegno del premier Giuseppe Conte prima e di Mario Draghi poi. Lo confermavano le esternazioni dei vertici partenopei del Pd, a cominciare dal segretario Marco Sarracino che aveva fatto il nome di Fico a margine dell’ultimo vertice del centrosinistra.

Lo slittamento delle amministrative al prossimo autunno, inoltre, sembrava favorire la candidatura di Fico che, in una fase in cui la Costituzione vieta lo scioglimento del Parlamento e l’opinione pubblica è proiettata sull’elezione del capo dello Stato, si sarebbe potuto svincolare più facilmente dal suo ruolo di presidente della Camera. Ora, però, la mossa di Gualtieri a Roma sembra mettere una pietra tombale sulla possibilità che Pd e M5S esprimano un candidato comune a Napoli, peraltro già messa in discussione dal cambio al vertice nazionale dei dem e dai rapporti storicamente tesi tra Letta e De Luca. Se Pd e M5S andranno ognuno per la propria strada a Roma – Goffredo Bettini è stato chiaro sulla Raggi: «Non siamo in grado, per l’esperienza che c’è stata, di poterla sostenere» – è logico ritenere che altrettanto accadrà a Napoli, almeno al primo turno.

Gualtieri, dunque, riapre la partita interna al centrosinistra per Palazzo San Giacomo. E, nello stesso tempo, toglie qualsiasi alibi al Pd che adesso, non dovendo più “impiccarsi” all’idea di un candidato gradito anche al M5S, è nella condizione per esprimere il proprio nome e il proprio programma per Napoli. In altre parole, Letta, De Luca e Sarracino non hanno più scuse: dicano agli elettori partenopei se il loro candidato sarà il sottosegretario Enzo Amendola, l’ex ministro Gaetano Manfredi o un altro; chiariscano la loro posizione sul ritorno in campo di Antonio Bassolino che, pur non essendo più iscritto al Pd, è finora l’unico esponente del centrosinistra che ha chiarito le proprie ambizioni e cominciato a parlare dei problemi di Napoli; spieghino attraverso quali misure intendono ricostruire una città devastata da dieci anni di amministrazione de Magistris.

Alle elezioni mancheranno anche sette mesi, ma il tempo dei tatticismi e della “melina” è finito. Ora il Pd, guida del centrosinistra, non può più sottrarsi alla responsabilità di indicare un candidato. E, soprattutto, all’onere di alimentare un dibattito serio e trasparente sul futuro di Napoli.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.