Gennaro Migliore, deputato di Italia Viva, ha chiesto chiarezza al presidente della Camera, Roberto Fico, a proposito di una sua possibile candidatura a sindaco di Napoli. Non ha tutti i torti. Il coordinamento tra incarichi e mandati istituzionali, anche non politici, è un punto di fragilità della normativa elettorale italiana cosiddetta “di contorno”.

Tralasciando le “incandidabilità”, l’ordinamento conosce due ipotesi diverse a ciascuna delle quali corrisponde una ratio diversa: le ineleggibilità e le incompatibilità. Le prime servono a evitare che un incarico o una funzione possa favorire il soggetto nella competizione elettorale per conseguire una carica istituzionale. Le seconde non ostacolano l’accesso alla competizione elettorale (imponendo, dunque, previe dimissioni) e richiedono semplicemente, una volta eletti, di optare per una delle due cariche.

Il disegno è abbastanza lineare, ma la sua attuazione è divenuta sempre più discutibile, anche a causa di nuovi casi che si sono manifestati in mancanza di un’adeguata regolamentazione e dell’intervento di una copiosa giurisprudenza che si è pronunciata su ipotesi concrete al di fuori della possibilità, ovviamente, di un ridisegno generale. E la questione dei parlamentari che sono anche sindaci ha rappresentato in passato un caso nel caso. Attualmente le cariche di deputato e senatore sono incompatibili con qualsiasi altra carica pubblica elettiva di natura monocratica relativa a organi di governo di enti pubblici territoriali aventi popolazione superiore a 15mila abitanti.

Detto ciò, da mesi assistiamo all’evoluzione del caso Catello Maresca, il pm che il centrodestra vorrebbe candidare a sindaco di Napoli e che, mentre continua a svolgere le funzioni di sostituto procuratore generale nella stessa città che potrebbe presto trovarsi ad amministrare, dialoga con i rappresentanti dei partiti. La vicenda è caratterizzata da una certa ambiguità, paradossalmente favorita dall’insufficienza delle norme sull’ineleggibilità dei magistrati. Non è solo in riferimento a questi ultimi, però, che manca una razionalizzazione, un aggiornamento generale e coordinato di tutti i casi. Migliore, dunque, non ha tutti i torti.

Il presidente della Camera è la terza carica dello Stato, dunque super partes, anche se per certi versi è un parlamentare come gli altri. Non si avverte la necessità, soprattutto in caso di rinvio delle elezioni, di un Fico “in campagna elettorale strisciante” per mesi e mesi. Il presidente è libero di fare ciò che vuole, sebbene nel rispetto delle norme. Noi gli chiediamo di sciogliere il nodo al più presto e, soprattutto, di trattare Napoli, la terza città d’Italia, con il rispetto che merita.