Quale futuro per il capoluogo campano
Ora tocca ai riformisti prendere in mano le redini di Napoli
Caro Riformista, da pochi giorni Fare Democratico si è data un’organizzazione per la città di Napoli per contribuire a rilanciare la città. Non vogliamo essere una semplice lista elettorale: si tratta di un progetto politico, teorizzato da Claudio Signorile, che vede giunto il tempo di chiamare a un appuntamento costituente il Mezzogiorno d’Italia per renderlo protagonista diretto del suo cambiamento e del suo sviluppo e fare in modo che si presenti alle grandi scadenze della ripresa, al tavolo di governo e al confronto con l’Unione europea unito da obiettivi comuni.
La pandemia ha aggravato gli squilibri strutturali nel Paese, generando malesseri sociali, diseguaglianze crescenti, conflitti generazionali e identitari con forti sbandamenti nelle coscienze ed esasperazione degli egoismi individuali. Sembra smarrita ogni condivisione dei valori di comunità e di solidarietà. Occorre costruire le comunità territoriali basate su rapporti orizzontali di civismo responsabile e cooperativo, oltre che promuovere la fiducia e l’autodeterminazione civile e politica, partecipando al cambiamento del senso della storia: il Sud non più periferico e marginale rispetto all’Italia e all’Europa. Questi sono alcuni dei riferimenti culturali che hanno spinto Fare Democratico a sostenere l’idea di Mezzogiorno federato, pensando di partire da una visione di città inserita nel suo contesto territoriale. Napoli nel Mezzogiorno, Napoli che guida il Mezzogiorno.
Purtroppo, l’approvazione del bilancio comunale ha reso evidente che il lavoro da fare è ancora tantissimo. E spetta alle forze politiche di ispirazione riformista e civica farsi carico di costruire un nuovo assetto politico-amministrativo che possa riprendere in mano lo sviluppo della città, unica al mondo ad aver dato il nome a un regno. Ma occorre ripartire da una profonda revisione dei metodi di costruzione di una coalizione. Che non sia una somma algebrica, ma una comunanza di valori ideali, capacità amministrativa e visione del futuro. Molto dipende dai partiti maggiori: che siano all’altezza del ruolo che loro spetta, convinti come siamo, che la battaglia è economica ma anche e soprattutto valoriale. Ma tanto dovranno fare le cosiddette liste minori esercitando un ruolo di stimolo e pungolo per la costruzione di un percorso virtuoso, pragmatico, riformista e illuminato.
Purtroppo le premesse non sono le migliori. I tanti candidati sindaco, tutti di origine Pd, l’atteggiamento ondivago dello stesso partito tra la vocazione riformista e un’alleanza populista, il moltiplicarsi di liste di ogni ordine e tipo, non aprono a scenari chiari per la città. Perciò occorre muoversi presto e bene con una serie di incontri che traccino le linee culturali della futura amministrazione. Perché, se c’è un insegnamento che bisogna trarre dagli eventi appena passati, è che Napoli ha una sua grandiosa specificità e non potrà mai essere vittima di strategie legate ad altre città, per cui se a Roma il candidato sindaco va a tale forza politica, a Napoli è un altro partito a dover proporre il nome.
A questo ci opporremo con ogni mezzo. Per individuare il sindaco di Napoli occorre avere un progetto, poi uomini e donne che quel progetto portino avanti e siano sorretti da idee politiche e ideali culturali tali da impedirci di assistere a indecorosi spettacoli come quello andato in scena qualche sera fa nel Maschio Angioino.
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