Il procuratore generale della Corte d’appello, Luigi Riello, ha informato il Csm, la Cassazione e il Ministero della Giustizia circa la posizione di Catello Maresca, il sostituto che il centrodestra vorrebbe candidare a sindaco di Napoli. La mossa di Riello è sembrata a molti doverosa dopo che Maresca ha ricevuto l’endorsement da parte di Silvio Berlusconi e, in una recente intervista, si è presentato come «candidato di tutti». È normale? Certo che no.

Il pm che nove anni fa arrestò il boss Michele Zagaria, infatti, esercita le funzioni nello stesso distretto di Corte d’appello in cui si trova la città che qualcuno vorrebbe fargli amministrare. In più, sebbene ampi settori del centrodestra ne parlino apertamente come leader della coalizione alle comunali, Maresca non si preoccupa di smentire Berlusconi né di fare chiarezza sulle proprie aspirazioni mentre continua a esercitare funzioni che impongono al titolare di essere terzo e imparziale non solo nella sostanza, ma anche all’apparenza.

Credete che Maresca sia l’unico? Nemmeno per sogno. C’è un altro caso di commistione tra magistratura e politica, a Napoli, che sembra sfuggito a buona parte dell’opinione pubblica. Il protagonista è Alfredo Guardiano, giudice con un curriculum di tutto rispetto: laurea con lode all’università Federico II, per anni in servizio presso il Tribunale e la Corte d’appello partenopei prima dell’approdo in Cassazione. La sua è stata finora una carriera in ascesa nella quale spiccano una produzione giurisprudenziale «il cui livello qualitativo risulta particolarmente apprezzato», oltre che centinaia di massime tratte da sentenze e ordinanze scritte proprio da lui, inserite nella banca dati della Cassazione e «oggetto di commento su prestigiose riviste giuridiche a diffusione nazionale». Uso le virgolette perché è lo stesso Guardiano a evidenziare questi meriti nel suo curriculum vitae.

Se il valore professionale del magistrato è indiscutibile, altrettanto non si può dire del suo approccio alle questioni politiche. Il giudice di Cassazione, infatti, è tra i leader dei RiCostituenti per Napoli, uno dei due movimenti civici nati con l’obiettivo di immaginare la città dopo che si sarà conclusa l’esperienza del sindaco Luigi de Magistris. Da mesi Guardiano, soprattutto su Repubblica, contribuisce a delineare scenari, tracciare identikit di futuri primi cittadini, formulare proposte amministrative in nome e per conto di un movimento che si è perfino confrontato con i vertici locali del Partito democratico. Tutto ciò ha un nome: fare politica. E tutto ciò è legittimo per qualsiasi cittadino. Se questo cittadino è un magistrato, però, si pone quantomeno un problema di opportunità.

È il caso che un giudice, come tale chiamato non solo a essere ma anche ad apparire terzo e imparziale, svolga un’attività politica, quindi finalizzata ad affermare un modello politico-amministrativo necessariamente di parte? Ed è il caso che quello stesso giudice partecipi a un confronto così diretto con un partito politico? A qualcuno sembreranno inezie. Alla risposta a questi interrogativi, invece, sono legati principi cardine del nostro ordinamento come separazione dei poteri, trasparenza e buon andamento della pubblica amministrazione. Non proprio stupidaggini, dunque. Vale per Maresca, ma anche per Guardiano.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.