Croce e delizia
La doppia partita di Meloni: leader al Consiglio europeo, equilibrista sulla manovra
Giorgia a Bruxelles detta l’agenda su Ucraina, immigrazione, industria ed elettricità. La Legge di bilancio agita il governo. FI e Lega in fermento su affitti brevi e dividendi
Gli onori della politica internazionale, le difficoltà dei corridoi romani, la doppia vita di Giorgia Meloni. La premier, a Bruxelles per il Consiglio europeo, si è buttata a capofitto sui principali dossier: ha incontrato la presidente Ursula von der Leyen e ha presieduto una riunione informale con gli Stati membri più interessati al tema delle soluzioni innovative in ambito migratorio. Dal consesso (con Danimarca, Paesi Bassi, Germania e Polonia, tra gli altri) esce una spinta alla proposta dell’Italia: “Si deve accelerare sui rimpatri”. E poi spazio solo per il punto della situazione in Ucraina, con il presidente Volodymyr Zelensky che partecipa al vertice europeo.
Con la presidente Ue, l’inquilina di Palazzo Chigi ha affrontato le priorità dell’Italia, “a partire da competitività, transizione climatica e semplificazione”. Meloni ha inoltre ribadito la necessità di “urgenti provvedimenti a sostegno del settore automobilistico e delle industrie ad alto consumo energetico, in particolare sul fronte della riduzione dei prezzi dell’elettricità”. Il presidente ucraino ha fatto un vero e proprio appello all’Europa: “Per favore, siate flessibili con le nostre esigenze di difesa aerea: cambiate l’ordine di consegna dei Patriot”.
Capitolo armi a lungo raggio: “Non sono presenti solo negli Stati Uniti, anche alcuni Paesi europei le possiedono, compresi i Tomahawk”. Poi il punto dolente: “Da oltre sei mesi i progressi nei negoziati di adesione all’Ue sono bloccati. Vi esorto a trovare un modo per far sì che l’Ue mantenga le sue promesse, proprio come l’Ucraina sta mantenendo le proprie”. Tanto per cambiare, c’è di mezzo Viktor Orbán, il presidente ungherese che con il suo veto rallenta il percorso di adesione.
Altro tema spinoso: gli asset russi congelati, sui quali la premier si era detta dubbiosa. È il ministro degli Esteri Antonio Tajani a spiegare i motivi della freddezza italiana: “Bisogna verificare attentamente che ci sia davvero la base giuridica adeguata per poterli utilizzare al fine di finanziare il nuovo prestito dell’Ue all’Ucraina, altrimenti si rischia di fare un favore alla Russia”. Il meccanismo prospettato dalla Commissione europea, ma non ancora proposto formalmente, consentirebbe di utilizzare per il prestito all’Ucraina gli oltre 180 miliardi di euro dei beni russi immobilizzati presso Euroclear, il depositario centrale europeo. Se a Bruxelles Giorgia Meloni gioca da protagonista, in Transatlantico la sua maggioranza litiga sulla manovra (il testo è atteso in Senato nei prossimi giorni). L’argomento forte restano gli affitti brevi. Forza Italia e Lega vanno all’attacco.
Il segretario azzurro annuncia: “La norma va cancellata e bisogna lasciare la situazione attuale. Noi voteremo contro in Parlamento, presenteremo un emendamento soppressivo”. Tajani poi si scaglia contro “i grand commis del Ministero delle Finanze: a volte c’è la tentazione, da parte di qualcuno, di punire e di reintrodurre imposte”. È in arrivo un altro no, quello sulla tassazione extra dei dividendi. Matteo Salvini è della partita: “Quella sugli affitti brevi, dal 21% al 26%, è una tassa sciocca con gettito minimo che lede la proprietà privata: è entrata in manovra in modo distratto, verrà cancellata”. Gli specchi incrociati di Giorgia Meloni: leader in Europa, equilibrista a casa sua.
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