In un opuscolo comparso nel 1994 Norberto Bobbio faceva della mitezza un elogio insolito, sottolineando non tanto il pregio umano di questa virtù, quanto piuttosto il suo valore sociale. La gentilezza, scriveva il filosofo, non è sinonimo di debolezza. È cosa ben diversa dalla mansuetudine, perché non spinge alla rassegnazione e non esige un carattere arrendevole. Anzi. È una virtù che impegna, che mette in movimento, che invita a cercare sempre il bene dell’altro. La gentilezza, insomma, non può prescindere dalla relazione con chi abbiamo accanto e si esprime nell’incontro con l’altro.

Se il valore sociale di questa virtù è indubbio, continua il filosofo, non lo è altrettanto quello politico: la gentilezza non è buona a far governare, non insegna l’arte autorevole dell’esercizio del potere. Non è difficile riconoscere in questa idea della politica l’ispirazione machiavelliana, l’antico adagio hobbesiano dell’homo homini lupus. In tal senso, cioè, la politica è sempre lotta politica, strumento per regolare e dare ordine alla ferocia e alla violenza dello stato di natura.

La politica è però solo questo, ci chiediamo oggi? Uno strumento da sostituirsi alle leggi della forza e della sopraffazione per regolare il convivere sociale? O è piuttosto la via per dare voce proprio alle cause dei vinti, dei più deboli, per sostenere il diritto di chi non ha forza, per rimuovere gli ostacoli all’affermazione libera della propria individualità e personalità, per far valere le ragioni anche delle minoranze? Ecco che in questo senso la gentilezza, la virtù che spinge alla responsabilità sociale, a farsi carico delle necessità della collettività, a rendere fruttuosa ogni relazione, assume un valore squisitamente politico.

Lo spiega Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti scrivendo che “la pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti”.

Fondare le ragioni della politica sulla grinta e il coraggio della gentilezza, dell’apertura ai bisogni e ai desideri di chi è accanto, del rispetto dell’umanità altrui, della capacità di creare connessioni nella realtà sociale frammentata è un’urgenza del nostro tempo. Un nuovo modello di virtù politica che si fa carico di una responsabilità condivisa, che coltiva una visione globale dei problemi e attenta all’altro, che è capace di creare ponti, di unire, di tendere a progetti comuni è sempre possibile. Ne abbiamo avuto, nella nostra storia, nobili esempi, a partire dall’ex presidente del Parlamento europeo David Sassoli, la cui figura ancora oggi ci ricorda che la buona politica è il fondamento solido di una società più giusta e solidale.

Allegra Tonnarini - studentessa di Meritare l'Europa

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