il Ponte
Diamo la gestione dell'isola direttamente ad un AI
La linguistica del caos nei luoghi di Pirandello, il cartello stradale che sta affondando la Sicilia: un’ode monumentale all’Ignoranza
In principio era il Caos, poi Luigi Pirandello mise ordine, fino ad arrivare al Nobel, nelle dentali, in cui la magna Grecia aveva creato disordine tra “t” e “d”, successivamente eserciti di maestri con bacchette di legno avevano colpito nel corpo e nelle menti coriacee gli alunni girgentani e siciliani in genere, e la lingua italiana cominciò a diffondersi. Almeno nella parte pubblica del parlare oltre che dello scrivere, il dialetto rimaneva nell’intimo, come lessico familiare. Anche Pirandello non fu discente facile, ribelle e svogliato arrivò all’alterco con il Rettore della Sapienza, e dovette conseguire l’alloro a Bonn. Torto e “minorto” è il siciliano di Girgenti, come i rami degli ulivi delle sue valli, portati qui dai Greci che in queste splendide terre avevano colonie più ricche e combattive delle Polis di origine. La Sicilia di quel tempo era la terra delle esperidi.
Il cartello stradale che celebra l’ignoranza
Ma fino a poco tempo fa, nel conformismo di facciata, almeno la “cosa pubblica” era, forse costretta, a parlare l’italiano di Dante, anche se l’antesignano era Ciullo d’Alcamo. Oggi, in anni in cui in Sicilia tra dispersione scolastica, analfabetismo di andata e di ritorno, neet, superficialità e smartphone, in una semplice e antica parola “ignoranza “, anche la facciata crolla.
Il casus belli, sintomo e punta dell’iceberg che sta affondando la Sicilia, è un cartello stradale, che dovrebbe indicare le informazioni a turisti forse più colti di noi, messo lì in mezzo alla Valle più famosa del mondo, patrimonio Unesco, con tanto di logo, e quindi di faccia, della Regione Siciliana e dell’Anas, quindi lo Stato. Cose da far cadere le braccia al canuto siciliano del Quirinale. Il cartello indica i Templi e la casa di Pirandello. Questo cartello è un’ode monumentale all’Ignoranza, con la “I” maiuscola, pieno di strafalcioni e sgrammaticature, alcune dettate dalla fonetica locale sulle dentali, altre di pieno analfabetismo fino all’inarrivabile “contrata” al posto di contrada.
Agrigento capitale della Cultura
Non un’insegna privata di un bar o di un tosacani, ma un cartello pubblico, pagato dal pubblico, e posto lì da esso. Tutto denota un lassismo, una superficialità, una subcultura. E tutto questo nell’anno in cui Agrigento, l’antica Akragas, diventa Capitale della Cultura, in un mare che non è quello di San Leone, ma di polemiche su soldi a pioggia, in una terra dove non piove mai, ad amici e conoscenti. Polemiche come quelle riguardanti i deputati siciliani dell’Assemblea Regionale, di maggioranza ed opposizione, che si sono spartiti in finanziaria un miope milione a testa per sagre e salsicce, nella terra in cui Eurostat ci inchioda al record del 38% di povertà. Anche questo simbologia di ignoranza, politica e sociale.
Come facciamo in Sicilia ad essere così dissipatori, come facciamo a far rivoltare nella tomba Verga, Capuana, Tomasi, Quasimodo, Vittorini, Sciascia, Bufalino, perfino Camilleri, che capendo l’incapacità linguistica dei siciliani aveva inventato un codice tutto suo, il vigatese, metafora della ribellione alla lingua sciacquata in Arno. Oggi se Pirandello e Roberto Andò si incontrassero, dopo la “Stranizza”, metterebbero in grottesco la nuova versione de “La Patente”, che non è più quella della jella, opera incidentale di un destino avverso, ma quella dell’ignoranza, ricercata con pervicacia degna di un Marcel Proust, che ormai pervade l’isola benvoluta, e in parte maledetta per invidia, dagli Dei.
Buttafuoco, il Pietrangelo Saladino della Biennale, con arabeggiante provocazione invoca il commissariamento culturale dell’isola, e non è detto che abbia torto, se Autonomia è ignoranza, meglio perderla. Il problema è a chi darla la gestione di uno dei giacimenti culturali più estesi e magnificenti del mondo. Ai tedeschi come lo Schliemann di Troia, da cui andò a studiare il nobel girgentano, o agli inglesi come Denis Mack-Smith o il Visconte di Norwich, i più acuti ed oggettivi a descrivere le sorti e la Storia di questo Continente a forma triangolare, che potrebbe essere Atlantide, se non fossimo così ignoranti da chiamarla “Atlantite”. Potremmo suggerire, ai gestori della cosa pubblica quantomeno, di fare una norma che obblighi l’uso, ai funzionari e controllori delle pubbliche cose, di Google traslator per l’italiano, vista l’evidente perdita di conoscenza in circolazione tra le strade dell’isola. Peraltro proprio Google, conscia della evocativa potenza culturale, fa da anni il suo Google Camp in queste “contrate” del Caos. Anzi, forse, per spegnere le polemiche, diamo la gestione della Sicilia direttamente ad un AI. Difficilmente potrebbe, in questo caso, essere più scarsa e ignorante di noi. Almeno fino a quando non ci comprerà Elon Musk con delle perline di Starlink colorate. Gli ignoranti, sconoscendo il valore delle cose, le vendono a poco prezzo. Cosi è se vi pare.
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