Noi di Antonello Nicosia sappiamo ancora pochissimo. È un uomo delle cosche? Beh, aspettiamo a giurare sul Vangelo; non dico aspettiamo una sentenza – che non si usa – ma almeno aspettiamo qualche indizio in più, o magari il rinvio a giudizio, non vi sembra? Dobbiamo accontentarci di un paio di intercettazioni che hanno registrato frasi che più che di un picciotto sembrano pronunciate da un tipo fuori di testa? È logico che i partiti e gli esponenti politici prendano le distanze. Anche un po’ intimoriti, stavolta, non dai magistrati mai dai plotoni di esecuzione schierati dai Cinque Stelle e da Travaglio. Il capo di Leu, Pietro Grasso, costretto a rilasciare un’intervista al Fatto, ha dimostrato fino a che punto si possa intimidire un leader politico. Noi però, che non dobbiamo difendere nessun serbatoio di voti, vorremmo ripetere una frase che ormai, nel senso comune, è quasi una bestemmia: prima di dire che un tale è un orco, è un pedofilo, è un assassino, è un mafioso, è un farabutto, occorre un’ indagine, qualche prova, la definizione di un delitto (che per ora, nel caso Nicosia, non è ancora chiarissima) e magari un processo. Sarà una bestemmia, ma talvolta serve che qualcuno si decida a bestemmiare.
Dopodiché bisognerà prendere atto della realtà. Il paese, l’opinione pubblica,  anche gli intellettuali, tutti si sentono sotto tiro e – come diceva Alessandro Manzoni -, il buonsenso fugge via e si nasconde per non farsi acchiappare dal senso comune. Il principale leader di opinione oggi è Marco Travaglio e guida l’opinione pubblica attraverso il suo giornale (e il suo partito, cioè i 5 Stelle). Ieri ha usato il giornale per denunciare i radicali di ogni risma e gli orrori libertari realizzati a suo tempo da Marco Pannella. Ha accusato il garantismo italiano di “celare collusioni” con la mafia. Ha definito scandalose le sentenze della Corte Costituzionale italiana e della Corte dei diritti europea. E poi si è scagliato contro le lobby del garantismo.
Le lobby? Esistono lobby del garantismo? E quali sarebbero? Quelle che hanno ottenuto in questi anni l’aumento delle pene per tutti i delitti, le legislazioni speciali, la conferma e un incattivimento del 41 bis, la legge spazza corrotti che è la prima legge retroattiva da due o tre secoli a questa parte, l’equiparazione dei reati di corruzione ai delitti di sangue o mafiosi, la riduzione al minimo termini dei benefici carcerari, l’ampliamento della gogna mediatica, l’aumento della carcerazione preventiva, e potrei continuare ancora? Beh, è una lobby di incapaci.

Parliamo invece per un momento della lobby delle manette, che vuole cancellare due secoli di cultura giuridica e che propone un modello culturale – lo Stato etico – che in Europa era stato sconfitto dalle armate americane, prima, e poi dalla caduta del muro di Berlino? Parliamone, perché quella è una lobby potente davvero, raggruppa un bel pezzo della magistratura e quasi tutto il giornalismo giudiziario. Vogliamo chiamarli poteri forti? beh, non è che io conosca poteri più forti dei loro. Il problema è esattamente questo. Non è la punta di lancia di questa lobby – cioè i 5 stelle e Travaglio – il problema è il dilagante condizionamento che questa lobby sta realizzando nel paese. Ha conquistato i gruppi dirigenti di quasi tutti i partiti, in particolare dei partiti più forti, ha messo la museruola alle forze liberali nei giornali e nell’intellettualità, ha conquistato gran parte delle trasmissioni televisive, ha preso in mano il parlamento e lo guida a suo piacere. E’ possibile fermare l’avanzata di questa lobby? Il primo passo da muovere sarebbe quello di non farsi più intimidire. Non è facilissimo, però è ancora possibile. Magari tra due o tre anni non sarà più possibile.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.