«Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, /silenziosa luna? /Sorgi la sera, e vai,/ contemplando i deserti; indi ti posi. /Ancor non sei tu paga / di riandare i sempiterni calli?». Era il 1829 quando, a Recanati, nelle Marche, Giacomo Leopardi componeva il suo Canto notturno, ispirato dalla lettura di un articolo che descriveva l’abitudine dei pastori nomadi kirghisi di intonare malinconici canti mentre contemplano la luna. E proprio alla luna, lo scrittore scriveva: «Somiglia alla tua vita /la vita del pastore. /Sorge in sul primo albore /move la greggia oltre pel campo, e vede /greggi, fontane ed erbe; /poi stanco si riposa in su la sera: altro mai non ispera».

All’epoca la pastorizia aveva un ruolo centrale nell’economia e nella società. Per lo storico francese Fernand Braudel, tutto il Mediterraneo è un “mare di montagna”, attorno al quale – tra coste e monti – si svilupparono, per millenni, mille piste per la transumanza, i “tratturi”: su tutte le coste è sempre stato, d’inverno, un brulicare di animali, che l’estate salivano, lungo i tratturi, a quote tra i mille e i duemila metri. In diverse aree moderne dell’Occidente, la pastorizia è tornata di recente a riacquistare una certa importanza. La nascita della prima Scuola nazionale di Pastorizia (Snap) – oggi, nel 2021 – sorprende dunque solo chi non conosce a fondo la storia (e un po’ anche la geografia) di tutta l’area mediterranea.

«In molte realtà italiane, soprattutto nelle aree interne, montane ed insulari», spiega a Il Riformista Michele Nori – ricercatore dell’Istituto Universitario Europeo col progetto Pastres (www.pastres.org) e responsabile delle attività formative della rete Appia (www.retepastorizia.it) – «la pastorizia svolge un ruolo di vero e proprio presidio territoriale, contrastando con la sua presenza radicata e diffusa i crescenti fenomeni di abbandono. E contribuisce a tenere vivi e produttivi gli stessi territori, offrendo una forma sostenibile e autonoma di lavoro e reddito».
La Scuola nasce – come attività di formazione – da una serie di riflessioni e accordi tra vari enti, tra cui la Rete Appia, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’ Economia Agraria (Crea), l’Universitá di Torino, Eurac Research, il Consiglio Nazionale di Ricerca (Cnr), Nuova Economia di Montagna (Nemo) e Agenform.

Il modello di riferimento è dato dalle esperienze esistenti e consolidate da decenni in altri paesi europei come la Spagna e la Francia. Gli obiettivi? Favorire la diffusione e lo sviluppo dell’allevamento estensivo degli animali, all’interno di una logica di multifunzionalità, attrarre risorse umane nel settore agro-pastorale e riqualificare quelle esistenti attraverso adeguati strumenti formativi. Ma anche diffondere nella società la cultura legata al pastoralismo, nella salvaguardia della sua identità e con modalità di gestione rispettose dell’ambiente”.

La prima edizione della scuola, che integra attività di apprendimento teorico, pratico (con moduli dedicati a macro aree teoriche che vanno dal diritto all’ambiente, dall’alimentazione ai mercati, dallo studio delle reti di pastori alla sicurezza e sostenibilità) e di stage in azienda, è in fase di organizzazione, e prevede una prima esperienza che dovrebbe coinvolgere territori alpini ed appenninici, a partire dal Piemonte, da inizio 2022. Sul sito della SNAP, tutti gli aggiornamenti.

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Ho scritto “Opus Gay", un saggio inchiesta su omofobia e morale sessuale cattolica, ho fondato GnamGlam, progetto sull'agroalimentare. Sono tutrice volontaria di minori stranieri non accompagnati e mi interesso da sempre di diritti, immigrazione, ambiente e territorio. Lavoro in Fondazione Luigi Einaudi