Mentre è in corso l’esame della delega al governo sulla riforma del fisco, i Dem provano a dire cosa avrebbero fatto se fosse toccato a loro. Il Pd di Elly Schlein ha promosso ieri una conferenza stampa le controproposte dei Dem per la riforma fiscale con la capogruppo a Montecitorio Chiara Braga che ha attaccato la politica economica del governo, presentando le proposte dem, insieme alla segretaria Elly Schlein, Antonio Misiani, Virginio Merola e Maria Cecilia Guerra. Un esercizio di stile, intendiamoci: perché sono tutti emendamenti dell’opposizione già bocciati e di cui non vedremo alcun riscontro. Tuttavia, la segretaria tiene particolarmente a parlarne. Convoca la stampa.

“Ci saremmo stati con tutte le opposizioni, come sul Salario minimo, ma non c’è stato ancora il confronto necessario”. Segue una strategia improntata su una nuova parola chiave: fisco duale. Laddove la dualità sta nel diverso trattamento tra redditi da lavoro e rendite da patrimoni. Alleggerire i primi, colpire le seconde. Di questa dualità si è innamorato il Pd targato Schlein e subito il mantra diventa quello delle sue campagne. Un nuovo slogan che copre un concetto vecchio: mettere fine alla “fuga dall’Irpef” attraverso una “aliquota progressiva simile a quella tedesca”.

E quando Il Riformista chiede se il Pd pensa all’introduzione di una patrimoniale, Schlein e Antonio Misiani, come pure Cecilia Guerra, si precipitano a dire come un sol uomo che No, ci mancherebbe. E scomodano Draghi, tirandolo dentro al loro Pantheon: “Non c’è alcuna proposta di nuova imposta patrimoniale tra gli emendamenti del Pd. C’è invece una riflessione su un riequilibrio delle rendite catastali, a parità di gettito che il governo non ha avuto il coraggio di fare. Però non c’è nessuna proposta di nuova imposizione patrimoniale”. Soprattutto, ha aggiunto Antonio Misiani, “vorrei sottolineare l’idea di riordino delle proposte del Pd. Riprende il modello duale indicato dal governo Draghi, con un’aliquota progressiva alla tedesca”.

Invece, “ogni gruppo di interesse in questi anni si è costruito la propria aliquota di riferimento, scontata, rispetto a quello che pagano i contribuenti che continuano a pagare l’Irpef, che ormai è diventata per il 94% l’imposta sui redditi da lavoro e da pensione. In questi anni una fuga dall’Irpef autogestita da gruppi di interesse particolari che ha enormemente peggiorato il grado di equità del sistema”. Anche in tema di imposte di successione, “non proponiamo alcuna nuova imposta” oltre a quella già in vigore. E invece introdurrebbero nuovi scaglioni: “L’unica indicazione che diamo è di renderla maggiormente progressiva, perché oggi le eredità di centinaia di milioni di euro pagano esattamente le stesse tasse delle famiglie del ceto medio”.

Insomma non vorrebbero una patrimoniale ma aggredire i grandi patrimoni, sì. Eccome. E dall’Irpef duale sul modello tedesco il Pd targato Schlein parte per guardare con scetticismo al concordato biennale (“Un tentativo di mascherare la tutela degli evasori”), dice Schlein, e alla riforma del catasto. Un tema delicatissimo sul quale Schlein agita la sua idea di riforma a mò di clava. “Vogliamo l’introduzione della riforma del catasto, con riferimento ai valori di mercato degli immobili, eliminando la giungla dei moltiplicatori esistenti, garantendo la parità di gettito, redistribuendo il gettito fra i contribuenti senza aumentare l’onere complessivo”, la sintesi di Schlein.

Naturalmente di operazioni oblative e di condoni – se ci fosse il Pd alla guida del governo, indubbiamente con l’alleato M5S, che invece a Ischia li aveva voluti eccome – non se ne parlerebbe proprio: “Vogliamo la soppressione di ogni riferimento a definizioni agevolate di vario genere e tipo e al concetto di sopravvenuta difficoltà a pagare per togliere il penale nei processi tributari”. Anzi, se ci fossero loro a guidare la maggioranza sarebbero guai per le partite Iva e gli autonomi che dovessero farsi sfuggire un versamento trimestrale: “Vogliamo l’introduzione di una misura specifica di contrasto all’evasione Iva, una aliquota unica nelle transazioni intermedie, che non altera l’onere finale sul consumatore”.

Dunque via libera al sistema duale: tutti i redditi di lavoro e per quelli derivanti dall’impiego di capitale una sola aliquota; sostituzione degli attuali scaglioni e aliquote con un sistema progressivo “ad aliquota continua”. Tutto un programma, peccato che la maggioranza abbia i numeri per continuare a bocciare a lungo le idee sul dualismo schleiniano. Forse ci sarebbe da concertare qualche misura con le opposizioni e per farlo, mettere in chiaro alcune posizioni. Un giornalista in coda alla conferenza stampa chiede a Schlein di dire da che parte sta sulla Tav. Lei finge di non capire e allora gliene chiediamo conto anche noi. “Non so con quali dirigenti avete parlato”, si limita a dirci.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.