Siamo abituati a vederle nelle sagre di paese e nei momenti di festa, con migliaia di volontari che promuovono eventi culturali e cucinano piatti appetitosi legati alle nostre tradizioni locali. Le Pro Loco sono una presenza costante in tutti i nostri comuni, e in queste settimane di emergenza in Romagna hanno continuato a fare quello che sanno fare meglio. Stare vicino alle persone. Stanno preparando migliaia di pasti per i volontari accorsi da ogni parte d’Italia. Sono state in prima fila nell’attivazione di punti di raccolta per i beni di prima necessità. Hanno partecipato all’allestimento dei centri operativi.

All’emergenza alluvione, le Pro Loco hanno risposto con la loro proverbiale generosità, compiendo decine di attività a supporto della popolazione e replicando quanto già fatto nelle precedenti calamità che hanno sconvolto il Paese. Piccoli gesti, ma fondamentali, come quelli raccontati da Gianluca Bonavita presidente della Pro Loco di San Zeno. Nei primi momenti dell’alluvione i cittadini si sono trovati senza luce, acqua, gas e in un quasi totale isolamento telefonico. Si è superato il momento portando il generatore di elettricità in dotazione alla Pro Loco a casa di una volontaria dove internet era ancora in funzione, allestendo così un centro operativo che ha consentito di tenere i contatti con il Sindaco. Storie di ordinaria straordinarietà, come ricorda Paola Berti presidente della Pro Loco di Riolo Terme, dipingendo un ulteriore spaccato delle enormi difficoltà affrontate in quelle ore.

Per raggiungere il palasport dove erano ospitati e rifocillati 130 ospiti ucraini, i volontari sono stati costretti a scavare un sentiero nel fango. Le Pro Loco Casola Valsenio e Riolo Terme sono fra quelle che continuano a garantire la preparazione del maggior numero di pasti. Sono moltissime le Pro Loco ad essersi attivate immediatamente fornendo il proprio contributo, con forme, modalità e sfaccettature diverse, e la gratitudine di Maximiliano Falerni, presidente del comitato regionale Unpli, è tangibile. Molti anche i danni subiti a mezzi e attrezzature, perché l’alluvione ha colpito anche il Terzo Settore ed è necessario che se ne tenga conto. In una fase in cui si sta ancora operando, sarebbe utile aprire una riflessione rispetto a come le istituzioni potrebbero riconoscere e regolamentare il cosiddetto “volontariato dell’emergenza”.

In Romagna, dal 16 maggio, chi ha potuto è stato sempre presente. Sarebbe sensato trarre spunto da questo impegno, e rivedere le norme di assenza dal lavoro in caso di calamità. Nelle situazioni più drammatiche, siano esse alluvioni, terremoti, frane, si diventa volontari senza magari esserlo mai stati e in certe realtà questo volontariato dell’ultimo minuto è assolutamente indispensabile. Occorrerebbe dunque una maggiore flessibilità sui permessi dal lavoro retribuiti – ovviamente a fronte di una certificazione della motivata presenza – così da garantire la continuità del servizio fornito alla comunità. Un tema tutt’altro che secondario per alimentare, con precise prescrizioni, quelle azioni che hanno acceso i riflettori sull’enorme rilevanza del volontariato in Italia.

Un fenomeno che si percepisce ancora di più nei momenti di piena emergenza come la pandemia da Covid-19, o il terremoto che ha colpito il centro Italia. Secondo i dati resi noti dall’Istat, l’86,5% degli enti non profit attivi nel 2021 è impegnato in attività rivolte alla collettività in generale. Analisi che messa a fuoco sul mondo delle Pro Loco, racconta della più ramificata realtà associativa italiana con oltre 6200 associazioni riunite sotto l’egida dell’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia, a fronte dei 7901 Comuni italiani. Un universo che conta oltre 600mila volontari, assicura ogni anno più di 25 milioni di ore di volontariato, e si traduce in media in 110mila eventi a cui prendono parte 88 milioni di visitatori. Per realizzare le loro oltre 20mila sagre e fiere, le Pro Loco hanno sostenuto una spesa complessiva di 700 milioni di euro che ha prodotto, fra effetti diretti, indiretti e indotto, un valore economico e sociale di 2,1 miliardi di euro, dal quale, tra l’altro, sono scaturiti anche 10.500 occupati. U

n impegno a trecentosessanta gradi, coordinato dall’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia – appunto costituitasi come rete nell’ambito del nuovo registro del terzo settore considerata la numerosità degli enti associati – che punta dritto alla promozione e alla accoglienza turistica, alla valorizzazione dei prodotti tipici, alla riscoperta delle tradizioni e, in sintesi, al riconoscimento del patrimonio materiale e immateriale di quelle destinazioni lontane dalle consuete mete turistiche che rappresentano il tesoro da scoprire del nostro Paese. Un operoso mondo che si spende quotidianamente per la comunità, diversificando la propria azione e adattandola alle peculiarità delle singole località così come alle esigenze temporanee. Noi delle Pro Loco abbiamo dimostrato di esserci sempre, anche quando serve rimboccarsi le maniche e sporcarsi le mani.