Napoli, anno 2022. La Romeo Gestioni, che per trasparenza ricordiamo fare capo all’editore di questo giornale, partecipa a una gara per la gestione delle residenze universitarie messe a disposizione per gli studenti (Paolella, L’Orientale e Parthenope). Il soggetto appaltante è l’azienda per il diritto allo studio universitario della Regione Campania Adisurc. La Romeo Gestioni vince la gara perché risulta essere la migliore tra le società concorrenti e si aggiudica l’appalto. L’Adisurc però sostiene che ci sarebbero delle anomalie che devono essere chiarite dalla società che ha vinto la gara.

L’Adisurc chiede i dettagli della sostenibilità economica della Romeo e ulteriori dettagli in merito all’organizzazione del lavoro. Chiede in particolare chiarimenti sulla pulizia degli spazi, sul Servizio di fornitura a nolo e lavaggio della biancheria, sul Servizio di ronda e videosorveglianza da remoto. E riceve tutti i chiarimenti richiesti. Poi, però, solleva un altro problema che riguarda il servizio di portierato. La Romeo prevedeva l’assunzione di dieci lavoratori (che vanno ad affiancarsi all’organico di 32 lavoratori già previsti) e prevedeva che queste dieci persone fossero persone affette da disabilità. E questo semplicemente per rispettare la legge che prescrive una percentuale di disabili nell’organico. Adisurc – senza neanche sapere di quale disabilità si parli – risponde in modo secco in forma scritta: «Il servizio di portierato, reception, accoglienza e custodia, prevede delle prestazioni per le quali è richiesta la piena idoneità fisica e psichica del personale addetto…».

Poi un fiume di parole e infine la classica dicitura: «Si ritiene, pertanto, che l’inserimento del numero di disabili indicato da codesto Operatore economico nell’organizzazione del servizio portierato, vigilanza e custodia possa inficiare sensibilmente l’efficienza e l’efficacia del servizio… Inoltre, si ritiene utile evidenziare che il ricorso a tali figure avrebbe dovuto essere riportato in modo opportuno e trasparente nel progetto tecnico ai fini della valutazione da parte della Commissione di valutazione». E così l’appalto salta e viene assegnato a un’altra società, anche se a condizioni meno vantaggiose per l’Adisurc e la Regione Campania. In realtà un’impresa non deve specificare nel progetto tecnico che inserirà nel proprio organico dieci persone con disabilità, sarebbe come se uno dicesse: assumo dieci donne, sono tutte bionde. Oppure, assumo dieci persone, tutte residenti a Napoli. E così via. Si chiama “atteggiamento discriminante”. Vogliamo usare una parola più comprensibile? Razzismo.

Secondo Adisurc, quindi, il lavoratore disabile “non merita” neanche di accedere alla valutazione di idoneità fatta da un medico competente e terzo. Perché escludere un disabile a prescindere? Perché non dargli la possibilità di scoprire se è adatto oppure no a quel lavoro? A dire che questo atteggiamento adottato dal soggetto appaltante, che ricordiamo fare capo al presidente della Regione Vincenzo De Luca, è un atteggiamento discriminatorio, non siamo solo noi. Lo dicono le sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Lo dicono i decreti, le direttive della Comunità Europea che parlano proprio di inclusione, disabilità, uguali opportunità per tutti. Prima di riportare sentenze e linee guida, c’è un paradosso: Adisurc è un ente preposto alla promozione dell’inclusività, alla tutela dei diritti di tutti e soprattutto dei più “deboli”, difende i diritti degli studenti ma non dei lavoratori. C’è un’incompatibilità tra la funzione istituzionale dell’ente e il suo atteggiamento discriminante.

E infatti, all’articolo 2 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità è definita la “discriminazione fondata sulla disabilità” come «qualsiasi distinzione, esclusione o restrizione sulla base della disabilità che abbia lo scopo o l’effetto di pregiudicare o annullare il riconoscimento, il godimento o l’esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in qualsiasi altro campo … compreso il rifiuto di un accomodamento ragionevole». C’è poco da aggiungere. Solo avvertire che non è una questione di appalti vinti o persi. È una questione di civiltà. E il disprezzo che la Regione Campania dimostra verso i disabili francamente con la civiltà ha poco a che vedere. Diceva Einstein: «Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà la vita a credersi stupido». Già. E come devono sentirsi le persone che non vengono considerate nemmeno meritevoli di sottoporsi a un giudizio?

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Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.