La Russia contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e le sue “invenzioni blasfeme“. Un attacco durissimo quello del Cremlino, attraverso la portavoce del ministro degli Esteri Maria Zakharova, che arriva dopo il discorso di inizio settimana del Capo dello Stato a Marsiglia in occasione della consegna dell’onorificenza accademica di Dottore Honoris Causa dall’università di Aix-Marseille, dove ha paragonato l’invasione russa dell’Ucraina alle azioni del Terzo Reich.

”Il presidente italiano Sergio Mattarella ha fatto dichiarazioni offensive nei confronti del nostro Paese, tracciando parallelismi oltraggiosi tra la Russia e la Germania nazista” si legge sul canale Telegram della portavoce di Lavorv. Il capo dello Stato italiano, prosegue Zakharova, ha “tracciato paralleli storici oltraggiosi e palesemente falsi tra la Federazione Russa e la Germania nazista, invitando a tenere conto del fallimento della politica occidentale di appeasment con l’aggressore della fine degli anni ’30 nella risoluzione della crisi ucraina e sostenendo che le azioni della Russia in Ucraina “hanno una natura simile” al progetto del Terzo Reich in Europa. “E’ strano e folle sentire tali blasfeme affermazioni dal Presidente dell’Italia, un Paese che sa bene cosa sia il fascismo. Il regime fascista di Mussolini fu un fedele alleato della Germania nazista nell’ambito dei patti d’acciaio (..) e fornì al Terzo Reich 235mila uomini per l’aggressione congiunta all’URSS nel 1941. Il regime italiano è responsabile, insieme ai nazisti, dei crimini di guerra e del genocidio del popolo sovietico durante la Grande Guerra Patriottica”.

Poi conclude: “Ma noi conosciamo un’altra Italia. Conosciamo gli italiani che, durante la Seconda guerra mondiale, si organizzarono in un potente movimento partigiano, di cui migliaia di sovietici – prigionieri di guerra e civili deportati – divennero parte attiva, combattendo insieme ai loro compagni italiani contro il fascismo e dando la vita per la libertà dell’Italia e della loro patria”.

Lo stralcio del discorso di Mattarella criticato dalla Russia.

“La storia, in particolare quella del XX secolo, ci ha insegnato che quest’ordine è un’entità dinamica, subordinata a equilibri che, ovviamente, non sono immuni dall’essere influenzati da tensioni politiche, cambiamenti economici. Spesso, gli squilibri che affiorano hanno radici remote: negli strascichi lasciati dai conflitti del passato. Oppure corrispondono a pulsioni, ad ambizioni di attori che ritengono di poter giocare una partita in nuove e più favorevoli condizioni, con l’attenuarsi delle remore rappresentate dalle possibili reazioni della comunità internazionale e l’emergere di una crescente disillusione verso i meccanismi di cooperazione nella gestione delle crisi. Quegli strumenti nati per poter affrontare spinte inconsulte dirette a riaprire situazioni già regolate in precedenza sul terreno diplomatico. Del resto, la generosa fatica delle istituzioni sorte nei decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, costellata da bruschi arresti e delusioni, purtroppo non è stata in grado di manifestare tutta la sua potenziale efficacia. I veti incrociati in Consiglio di Sicurezza hanno ripetutamente impedito all’ONU di dispiegare la sua azione di pace, e, tuttavia, quanto è riuscito a esprimere è stato un grande successo. I detrattori dell’Organizzazione dimenticano, comunque, tra l’altro, il suo ruolo cruciale nel processo di decolonizzazione, o nella costruzione di un impianto normativo per arginare l’escalation militare e favorire il disarmo. Una riflessione sul futuro dell’ordine internazionale non può prescindere da un esercizio di analisi che, guardando alle incertezze geopolitiche che oggi caratterizzano il nostro mondo, richiami alla memoria la successione di eventi, di azioni o inazioni, che condussero alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale. La storia non è destinata a ripetersi pedissequamente, ma dagli errori compiuti dagli uomini nella storia non si finisce mai di apprendere. La crisi economica mondiale del 1929 scosse le basi dell’economia globale e alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze. La libertà dei commerci è sempre stata un elemento di intesa e incontro. Molti Stati non colsero la necessità di affrontare quella crisi in maniera coesa, adagiandosi, invece, su visioni ottocentesche, concentrandosi sulla dimensione domestica, al più contando sulle risorse di popoli asserviti d’oltremare. Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali. Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto – anziché di cooperazione – pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura. Oggi assistiamo anche a fenomeni di protezionismo di ritorno. La Presidente della Commissione Europa, a Davos, pochi giorni fa, ricordava che, solo nel 2024, le barriere commerciali globali sono triplicate in valore. Crisi economica, protezionismo, sfiducia tra gli attori mondiali, forzatura delle regole liberamente concordate, diedero un colpo definitivo alla Società delle Nazioni sorta dopo la Prima guerra mondiale, già compromessa dalla mancata adesione degli Stati Uniti che, con il Presidente Wilson, ne erano stati fra gli ispiratori. Si trattò, per gli Usa, del cedimento alla tentazione dell’isolazionismo. Ma il lavoro della Società non fu comunque vano se pensiamo che ad essa dobbiamo, ad esempio, il Trattato contro il commercio di schiavi e la schiavitù, e siamo nel 1926”.

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