L’intero genoma umano è costituito da circa 25mila geni; il riso da cultura ne ha il doppio. Le caratteristiche che ci rendono umani, quindi, non dipendono tanto dal numero dei geni, ma dai modi in cui i geni interagiscono tra loro e con l’ambiente che ci circonda.

L’Uomo, rispetto ad altri animali, ha più neuroni ma è pur vero che ne ha pochi di più delle balene o degli elefanti. E perché allora abbiamo un cervello così sviluppato e complesso? La risposta è: perché abbiamo a che fare con gli Altri. Ossia per dotarsi di un buon apparato di cognizione sociale capace di compiere le operazioni intricate che ci rendano capaci di confrontarci con la complessità sociale. L’Uomo, rispetto agli altri animali, riesce a fare un’operazione importante: è capace di divenire architetto del mondo (noi siamo al mondo in quanto ci rappresentiamo il mondo), riesce a fare ragionamenti sugli Altri e riesce a “mettersi nei panni degli Altri”. Posso prevedere che una carezza affettuosa darà piacere a chi la riceverà come il dolore se invece assesterò uno schiaffo. Tanto è importante questa funzione della cognizione sociale che nella Schizofrenia risulta alterata.

Osservato da questa prospettiva, l’Uomo è quindi un animale gregario per definizione poiché ha bisogno dell’Altro. Eppure, se noi consideriamo l’attuale società per come si è evoluta nel corso di migliaia di anni, ma soprattutto negli ultimi 50-60 anni, osserveremo che si è fatto di tutto per ridurre questo gregarismo da necessità fondamentale a fattore umano accessorio. Risultato? Addirittura, il “Surgeon General” degli Stati Uniti d’America Vivek Murthy ha dovuto ricordare poco tempo fa in una relazione di 81 pagine che quasi il 50% degli adulti americani soffre di un problema mortale come il fumo: la solitudine (per inciso, grazie a lavori scientifici sul tema, le avvisaglie di questa diffusione epidemica erano note già da almeno 20 anni). E questo ci deve fare riflettere sul fatto che, sebbene le società siano andate avanti, per quanto siano ricche e tecnologicamente e avanzate, gli esseri umani, ci piaccia o meno, hanno conservato quella necessità di aggregarsi proprio come quando migliaia di anni fa si stringevano insieme per paura dei tuoni.

Quando si è esseri sociali siamo legati agli Altri. Il nostro modo di comportarci predispone il comportamento dell’Altro, entriamo in “co-regolazione” con gli Altri e avviamo una danza di propagazione in avanti e indietro tra noi individui e gli Altri.
L’Altro per noi è fondamentale ma è parimenti importante ricordare che l’Altro esiste sempre in relazione a un Io ed è difficile “amare il prossimo tuo come te stesso” se non si è capaci di amare prima noi stessi. Potrebbe essere questo un aspetto della Sociotropia, ossia la tendenza che porta alcune persone a concentrare tutte le loro energie per ricevere apprezzamento e approvazione dagli Altri? Essere troppo preoccupato di quello che gli Altri potrebbero dire, accettare cose che non piacciono o che non si vogliono fare perché proposte da Altri, scusarsi sempre quando si esprime ciò che si pensa, prendersi la colpa anche quando è di un Altro, trascurare se stessi per occuparsi dei bisogni degli

Altri, non avere mai tempo libero perché si è sempre impegnati a fare cose per Altri, avere difficoltà a dire “no” agli Altri, non riuscire a mettere “paletti” etc. etc sono alcuni aspetti della Sociotropia.

Tanto è importante prendere consapevolezza di come siamo anche per rifletterci su eventualmente con l’aiuto di esperti, tanto è importante avere la certezza che i soli Altri che ci criticheranno quando metteremo i nostri fisiologici “paletti” saranno le persone che si approfittavano della lora assenza. Incontriamo l’Altro partendo dal prenderci buona cura di noi, dei nostri bisogni e delle nostre necessità.