La star della seconda serata
La storia di Elodie, il monologo da brividi a Sanremo: “A casa non avevamo l’acqua calda”
Elodie è stata la protagonista indiscussa della seconda serata del 71esimo Festival di Sanremo. Una regina, una star, hanno scritto, oltre che madrina e co-conduttrice al fianco di Amadeus e Fiorello. Ha cantato, ballato, raccontato la sua storia. Ha spaziato tra generi e performance. Si è emozionata: bellissima.
Ha sceso le scale con la disinvoltura di poche. Il suo medley ha fatto gridare al Superbowl americano. Ha duettato con Fiorello, sul classico di Amedeo Minghi e Mietta, scritto con Pasquale Panella, Vattene amore, che a Sanremo nel 1990 si piazzò terzo. Ha raccontato la sua storia in un monologo emozionante: da brividi. Se oggi è un’artista affermata, per alcuni spendibile anche sul piano internazionale, nota anche la relazione con il rapper Marracash, il suo passato è stato molto difficile, a tratti drammatico.
Elodie Di Patrizi, classe 1990, è cresciuta nella borgata del Quartaccio, a Roma. Figlia di padre italiano, musicista, e madre francese creola, ex modella e cubista, originaria della Guadalupa. La coppia si è separata quando Elodie aveva otto anni. La madre aveva avuto problemi di tossicodipendenza. “Tornavo a casa e non c’era l’acqua calda, non riuscivo a studiare, provavo a proteggere mia sorella che ha tre anni meno di me: cercavo di non farle capire quanto andassero male le cose. Una situazione che mi creava un nervoso, una rabbia enorme, ma che non mi ha mai fatto sentire una sconfitta”, ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera.
Al quartiere è cresciuta vicino a spacciatori, alcolizzati, gente sessualmente promiscua. Lei si faceva le canne già a 12 anni, per tranquillizzarsi. Beveva anche. “Ti senti sporco, questa è la verità. È un contesto che rischia di inghiottirti. Non studiamo, a nessuno gliene frega niente, ma chi ti chiede i voti della pagella? I miei genitori non sono mai andati a parlare con un professore. Io ho la terza media e per dirlo ci ho messo anni: mi vergognavo come una ladra”.
A 19 anni è scappata in Salento con un uomo, dove ha lavorato come cubista e come vocalist. La svolta nel 2009 con la partecipazione al reality show X Factor. Nel 2015 va ad Amici di Maria De Filippi, al quale si è classificata seconda. Ha partecipato due volte al Festival di Sanremo. All’attivo ha tre album in studio.
“Tutte le volte che sono riuscita ad abbattere un muro, sono successe cose molto belle nella mia vita!”
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Il monologo nella seconda serata di Sanremo:
“Per parlare davanti a voi questa sera ho dovuto abbattere un muro. Quando Amadeus mi ha chiesto: “Mi piacerebbe se raccontassi qualcosa di te”, mi sono spaventata. Parlare in pubblico non mi ha mai messo molto a mio agio. Però poi ho riflettuto sul fatto che tutte le volte che sono riuscita ad abbattere un muro sono successe cose molto belle nella mia vita. Allora ho deciso di darmi una possibilità e di raccontarvi un pezzo di me.
Io vengo da un quartiere popolare di Roma. Un contesto di borgata. Una realtà onesta, crudele, ma anche straordinaria. Dove ci sono persone, anche giustamente, demoralizzate e arrabbiate. E io ero una di quelle. Il mio quartiere mi ha dato tanto e mi ha tolto tanto, e non parlo solo delle privazioni materiali come non avere l’acqua calda, non arrivare a fine mese o non riuscire a pagare le bollette. Ma parlo della forza di sognare e del coraggio di sognare.
Io ho sempre voluto fare questo mestiere fin da bambina, però mi sembrava un sogno troppo grande rispetto a una bambina, così piccola, come me. Non mi sentivo all’altezza. Non mi piaceva la mia voce. E soprattutto mi accorsi che non avevo gli strumenti. Io tante volte non mi sono data una possibilità: non ho finito il liceo, non ho preso il diploma, non ho preso la patente, non ho studiato canto. Ho sbagliato, lo so. Però è difficile in certi contesti riuscire a focalizzarsi su quello che vuoi essere da grande: che cosa puoi fare di te.
Il mio fidanzato in un pezzo dice, voi ci rubate il tempo che è l’unica cosa che abbiamo. E lo comprendo molto bene, perché se nasci in certi contesti devi lavorare molto più degli altri per ottenere quello che dovresti già avere. E quindi lavori più per sopravvivere ed è difficile mettere a fuoco il tuo sogno e puntare su te stesso.
Io ve lo dico molto onestamente: a 20 anni avevo deciso che per me la musica era già finita e non cantavo da nessuna parte. Neanche più sotto la doccia, mi sembrava troppo anche quello. Avevo deciso di non fare più niente. Però sono stata molto fortunata perché è successa una cosa molto bella nella mia vita: ho fatto un incontro fortunatissimo. Ho conosciuto un musicista, un pianista jazz: il suo nome è Mauro Tre e questa sera è con me sul palco.
Ci tenevo a ringraziarti in uno dei momenti più importanti, che non so che cosa accadrà poi nella mia vita e volevo dirti grazie perché mi hai dato una possibilità dove non me la sono data io. Cazzo è importante: tutti ci meritiamo un momento importante nella vita. E tu mi hai fatto amare il jazz. E ovviamente io non mi sentivo all’altezza neanche del jazz perché era troppo elegante, troppo alto, troppo raffinato, pensavo fosse snob, e invece al jazz non interessava da dove arrivassi. Perché il pregiudizio è degli esseri umani e io sono stata la prima ad avere un pregiudizio su me stessa. Quindi ti ringrazio dal profondo del cuore.
Quello che mi ha insegnato Mauro, la vita, la musica è che non bisogna sempre sentirsi all’altezza delle cose. L’importante è farle, avere il coraggio di fare delle cose e poi si aggiusta in corsa, si possono fare le cose. Probabilmente io non sono all’altezza di questo palco, non sono all’altezza dell’orchestra, non sono all’altezza di tutta questa attenzione. Ma essere all’altezza non è più un mio problema, perché l’altezza è un punto di vista e non è un problema”.
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