Alzi la mano chi non è affezionato ad una canzone perché quel testo lo descrive o ancora di più lo ha descritto durante un periodo particolare della sua vita. Quando pensiamo ai ragazzi noi adulti dobbiamo sempre giudicarli e classificarli: generazione X o Y, bamboccioni, choosy, e via scorrendo. Per non parlare della musica che ascoltano. In tanti siamo pronti a giudicare senza cercare di capire e negando quello che un po’ di anni fa è stato per noi. Le canzoni spesso ti descrivono, sembrano avere il potere di leggerti dentro, spiegano meglio di tante altre cose cosa stai provando o cosa vorresti fare. Non sarà un caso se timidamente qualcuno le sta proponendo nei percorsi educativi come punto di ascolto e di commento ma la strada da fare è ancora lunga. Immaginiamoci la reazione quando il Ministero deciderà di proporre un testo di una canzone alla prima prova dell’esame di Stato.

Apriti cielo. Ma alcuni passi in avanti grazie all’autonomia scolastica e di insegnamento esistono come quelli introdotti grazie alla Fondazione Gaber che da alcuni anni propone un progetto con le scuole sui testi dei cantautori ed è un bellissimo progetto educativo. Molti insegnanti poi integrano spontaneamente alcune canzoni nei programmi utilizzandole come strumenti per dialogare con i ragazzi su temi di attualità e la consegna del Premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan, per il valore letterario delle sue canzoni, ha forse aperto una porta di dialogo. Perché la scuola mica è solo nozioni e valutazioni ma è un percorso educativo in cui si cresce, si forma la coscienza critica e si diventa adulti.

Non sono un critico musicale come il mio amico Massimo che si è auto nominato tale anni addietro e ancora ci crede. Tutti lo prendono in giro ma al momento giusto tira fuori la frase perfetta e la tira fuori dai testi di canzoni. A me invece, e la stessa cosa vale per tantissimi, capita spesso di commentare negativamente ciò che ascoltano i ragazzi senza magari neppure realmente ascoltare o cercare di capire. A dire il vero alcuni testi a me sembrano estremamente violenti ma non per questo bisogna fare di “tutta l’erba un fascio”. Con un’applicazione di musica condivisa con la famiglia capita di accendere e parte ciò che era in coda. Peccato che capiti per una casualità ma a volte capita che ascoltiamo ciò che sentono i ragazzi e scopriamo che diverse (non tutte) sono belle canzoni che descrivono il momento, i sentimenti, le ambizioni, le paure o le scoperte che fanno.

Mi sono imbattuto in una canzone dei Maneskin, uscita ad ottobre del 2020, Vent’anni. Noi pensiamo che i nostri figli abbiano sogni e preoccupazioni diverse da quelle dei nostri vent’anni. Non penso sia veramente così. Io avrei voluto ascoltare una canzone così per i miei venti di anni. Generazioni diverse, mondi diversi, un’altra epoca possiamo dire, ma le aspirazioni o le preoccupazioni sono molto simili se non le stesse. “…ho paura di lasciare al mondo soltanto denaro, che il mio nome scompaia, tra quelli di tutti gli altri, ma c’ho solo vent’anni, e già chiedo perdono per gli sbagli che ho commesso ma la strada è più dura quando stai puntando al cielo, quindi scegli le cose che sono davvero importanti, scegli amore o diamanti, demoni e santi, sarai pronto per lottare oppure andrai via e darai la colpa agli altri o la colpa sarà tua, correrai diretto al sole oppure verso il buio, sarai pronto per lottare per cercare sempre la libertà e andare un passo più avanti, essere sempre vero, spiegare cosa è il colore a chi vede bianco e nero, andare un passo più avanti essere sempre vero e prometti domani a tutti parlerai di me…”. La musica, le canzoni, i testi possono essere compagni di viaggio di un percorso educativo, cioè di crescita personale e forse anche noi adulti dovremmo ascoltare veramente ciò che ascoltano i ragazzi, perché anche per noi vale scegliere “le cose che sono davvero importanti”.