Le tre fasi
La tentazione delle abitudini e l’arte di vivere: cervelli artisti incoscienti
Quando ci apprestiamo a compiere un’azione per la prima volta i nostri movimenti sono incerti, la concentrazione è al culmine, il nostro cervello lavora a pieno regime energetico per coordinare ogni gesto. Con la pratica i circuiti neurali si rafforzano, trasformando le nostre azioni in un fluire naturale. È il nostro cervello che si adatta, rendendo tutto così automatico che non ci rendiamo conto di quanto sia diventato parte di noi. Questo è l’affascinante processo da cui nascono le abitudini: il cervello diventa un maestro di efficienza, risparmiando preziosa energia mentale per altre sfide quotidiane. Le abitudini si intrecciano nel tessuto invisibile delle nostre vite, influenzando profondamente salute, lavoro, finanze e persino la nostra felicità.
Sono i dettagli “banali” che plasmano in modo straordinario il nostro destino. Oltre il 40% delle azioni che compiamo ogni giorno non scaturisce, infatti, da ponderate decisioni ma da abitudini radicate nel nostro essere. In altre parole, gran parte del nostro tempo è speso in modalità “pilota automatico”, anche per molte delle scelte che crediamo di compiere razionalmente.
C’è però una sfida intrigante. I nostri cervelli agiscono come artisti incoscienti, dipingendo con uguale entusiasmo capolavori e orribili croste, senza distinguere tra abitudini dannose e virtuose, spingendoci a ripeterle. Tuttavia, comprendere i meccanismi della nostra mente e riconoscere i fili invisibili che ci legano alle cattive abitudini equivale a possedere il pennello giusto. Con consapevolezza e intenzione, possiamo tirare le leve che ci consentono di orientare le nostre vite verso direzioni migliori. Il processo di creazione di un’abitudine è guidato da un ingegnoso circolo cerebrale, noto come “chunking”, composto da tre fasi fondamentali: il “segnale,” la “routine” e la “gratificazione”.
La prima fase, il “segnale”, è ciò che scatena l’intero processo. Può essere un’emozione, un’ora specifica del giorno, un luogo, o qualsiasi cosa che agisca come una scintilla per il cervello. In questo preciso istante, i nostri cervelli non si trovano ancora completamente in modalità automatica. La seconda fase è la “routine”, che e rappresenta la creazione di un comportamento automatico, il momento in cui i nostri cervelli entrano in modalità “risparmio energetico”. Poi c’è la terza fase, la “gratificazione”, il premio, il piccolo piacere che i nostri cervelli sentono dopo aver completato la routine. La potenza del circuito abituale risiede nella gratificazione, un irresistibile incentivo che i nostri cervelli adorano. Quanto più intensa è la ricompensa, tanto più radicata diventa l’abitudine, che crea un legame indissolubile tra azione e soddisfazione. Nonostante le abitudini siano inevitabili e il loro vento spinga verso direzioni familiari, siamo noi i capitani della nave, possiamo cambiare rotta se lo vogliamo. Il punto di partenza è individuare le abitudini da trasformare, e il bersaglio principale sarà la “routine”, la parte più evidente di qualsiasi abitudine.
Il secondo passo è scoprire il “segnale”, il terzo comprendere i bisogni che si nascondono dietro le nostre azioni abitudinarie. Sono infatti i bisogni a dare origine ai nostri comportamenti, ma il desiderio che ci spinge ad una determinata azione non è sempre manifesto, al contrario, è spesso celato nell’inconscio. È cruciale chiederci cosa ci spinga davvero, a quale desiderio le nostre abitudini diano una risposta. È della nicotina che abbiamo bisogno, o forse di una pausa, un respiro d’aria fresca, una chiacchierata? Per cambiare un’abitudine, una volta scoperto il bisogno, dobbiamo sostituire l’azione indesiderata con un’alternativa che lo soddisfi. Con determinazione, possiamo attingere a un arsenale di possibilità alternative, aprendo la strada al quarto passo, che ci offre l’opportunità di plasmare la nostra migliore realtà. Ogni volta che il segnale noto appare, abbiamo il potere di agire in modo diverso. Entrando in gioco con le nostre azioni premeditate, le nuove abitudini sostituiranno quelle vecchie e meno salutari.
L’arte sta nel selezionare le nuove abitudini con cura. Sono come i mattoni che costruiranno la nostra nuova casa. Assicuriamoci che siano azioni piccole e accessibili, come sassolini che portiamo in tasca, ciò renderà il cambiamento meno minaccioso. I cambiamenti graduali sfuggiranno alla nostra coscienza e alle resistenze interne e il nostro cervello non coglierà che stiamo facendo una rivoluzione.
Teniamo presente che questo processo potrebbe richiedere tempo, settimane o mesi. In alcune situazioni, come le dipendenze o i problemi legati al cibo, il percorso è più complicato e richiede un aiuto specialistico. E quando, davanti a una cattiva abitudine, la tentazione di gettare la spugna bussa alla porta, ricordiamoci che è in ballo il canovaccio della nostra vita, la nostra epica personale. Al timone siamo noi, non dimentichiamolo mai.
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